Lavoro e visita medica, cosa succede se il lavoratore si oppone, cosa rischia? La risposta è incredibile

La Corte di Cassazione recentemente si è occupata del caso del lavoratore che si rifiuta di sottoporsi alla sorveglianza sanitaria prevista a lavoro e dice no alla visita medica. Quali sono le conseguenze?

Ogni lavoratore sa, o dovrebbe sapere, che nella lista di doveri del datore di lavoro compare anche quello relativo alla sorveglianza sanitaria, ovvero quel complesso di regole che l’azienda deve seguire per assicurare la tutela della salute psicofisica dei lavoratori nello svolgimento delle mansioni di cui al loro contratto di lavoro.

visita medica
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La legge indica questo obbligo all’articolo 2087 del Codice Civile. Ciò che intendiamo vedere da vicino nel corso di questo articolo è il caso del lavoratore subordinato che si oppone all’accertamento sanitario o visita medica del lavoro. Che succede in queste circostanze? La risposta arriva direttamente dalla Cassazione, come sempre molto utile non soltanto a mettere la parola fine a vicende giudiziarie, ma anche ad indicare quali sono le conseguenze a seconda del comportamento adottato nelle situazioni della vita quotidiana. I dettagli.

Visita medica e opposizione del lavoratore: il contesto di riferimento

La sorveglianza sanitaria, e in particolare la visita medica da parte del medico competente nominato dal datore di lavoro, consiste in un’attività di tutela della salute di ogni lavoratore. Le visite mediche del lavoro sono diverse per tipologia, tempistiche e caratteristiche, e comprendono ad es. quella anteriore alla ripresa del lavoro, che deve essere compiuta in ipotesi di assenza per ragioni di salute di durata maggiore di 60 giorni continuativi. Molto importante è anche e soprattutto la visita medica periodica, che si svolge cioè più volte nel corso del tempo e che serve a monitorare lo stato di salute di ogni lavoratore.

Sono potenzialmente davvero molti i lavoratori che osservano l’obbligo di sorveglianza medica. Infatti si tratta di quei dipendenti che, in ragione delle mansioni svolte in azienda, sono quotidianamente esposti a fattore di rischio per la salute, come ad es. rumore, radiazioni, suoni, vibrazioni meccaniche, agenti biologici e chimici, amianto.

Ma, in base alle norme di legge vigenti, la sorveglianza sanitaria – e dunque anche la visita medica – è prevista anche per gli addetti a videoterminali, per coloro che lavorano di notte e per le persone che si occupano dello spostamento manuale di carichi. Non solo. La visita medica può anche essere originata da una domanda ad hoc del lavoratore subordinato, a condizione che però la visita sia considerata dal medico competente collegata ai rischi lavorativi.

Sanzioni disciplinari per i dipendenti che si oppongono alla visita medica

Abbiamo detto che la visita medica è oggetto di un obbligo che grava sul lavoratore, perciò la sorveglianza sanitaria è ineludibile anche per il lavoratore, oltre che per il datore di lavoro. Si tratta d’altronde dell’espressione dei doveri di buona fede e di correttezza all’interno dell’ambiente di lavoro, tanto che il no opposto dal lavoratore alla visita medica indica un comportamento di quest’ultimo che va contro agli obblighi di cui al contratto di lavoro in essere, al di là di quelle che sono le motivazioni alla base del rifiuto. Ma cosa rischia concretamente il dipendente in questi casi?

Molto semplicemente, rifiutare una visita medica legata alla cosiddetta sorveglianza sanitaria può costare molto caro al lavoratore. Ci riferiamo infatti alla possibilità di vedersi inflitta una sanzione disciplinare grave come il licenziamento per giusta causa. Questo tipo di licenziamento scatta quando viene meno il rapporto di fiducia tra azienda e dipendente, rendendo di fatto impossibile la continuazione dell’esperienza professionale.

Ma lo hanno spiegato gli stessi giudici della Cassazione: il no del dipendente allo svolgimento della visita medica del medico competente, designato dal datore di lavoro, può costare davvero il posto di lavoro se non corredata da una motivazione che renda comprensibile il proprio comportamento.

Demansionamento e rifiuto della visita medica

E come emerge dalla giurisprudenza in materia, il diniego rispetto alla visita medica richiesta dal datore di lavoro non può essere opposto dal lavoratore, anche se detto controllo è finalizzato ad un cambio di mansioni causa demansionamento. Infatti, in queste circostanze è la ‘strategia’ del lavoratore ad essere sbagliata: quest’ultimo non deve rifiutare la visita medica, ma piuttosto dovrebbe opporsi all’ordine di servizio del capo, se illegittimo e penalizzante rispetto alla sua professionalità.

Concludendo, esattamente come il datore di lavoro, il dipendente deve allora osservare un generale obbligo di sottoporsi alla visita medica del lavoro, nei casi previsti dalle norme in materia. Altrimenti il rischio di incappare in una responsabilità disciplinare è molto alto.

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