Ferie e monetizzazione, quando è possibile e le conseguenze per il datore che si oppone

Le ferie sono un diritto spettante ad ogni lavoratore subordinato, garantito da numerose fonti normative e dettagliatamente regolato.

Che succede se il lavoratore non fruisce delle ferie annuali previste?

Ferie soldi
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Come probabilmente già saprai, le ferie sono uno dei diritti fondamentali del lavoratore e di esse si trova espressa menzione nel testo della Costituzione. Si tratta infatti di un diritto irrinunciabile. In linea generale, le ferie non sono monetizzabili e sono fruite su autorizzazione nel corso di ogni anno solare, in periodi compatibili con le necessità aziendali – e considerate le richieste del dipendente.

Ebbene, in un periodo come questo, dedicato alle vacanze ed alla visita di località turistiche, il lavoratore potrebbe domandarsi che fare in caso di ferie non godute. Ovvero: quali sono le iniziative che il lavoratore può mettere in atto nei confronti del datore di lavoro, che non permette di sfruttare i giorni di ferie spettanti di diritto ed alla luce del CCNL di categoria? Di seguito intendiamo chiarire il quadro sugli strumenti di tutela del riposo del lavoratore, garantito annualmente per recuperare le energie psicofisiche e per poter coltivare maggiormente i rapporti sociali e con la famiglia. I dettagli.

Diritto alle ferie: il contesto di riferimento

Rimarchiamo che la legge indica che il prestatore di lavoro ha diritto ad un periodo annuale di ferie, regolarmente pagate, non inferiore a 4 settimane. In particolare almeno due settimane devono essere sfruttate per le vacanze, nell’anno di maturazione. Mentre le altre due settimane restanti debbono essere comunque assicurate entro i 18 mesi successivi al termine dell’anno di maturazione. Di riferimento è il d. lgs. n. 66 del 2003, relativo ad alcuni aspetti sull’organizzazione dell’orario di lavoro.

In pratica, se fosse sempre così, a nessun lavoratore dovrebbero mai rimanere dei giorni di riposo non goduti, vale a dire non svolti entro il periodo previsto. In questi casi, non vi sarebbero dunque ragioni per degli attriti con il datore di lavoro.

Tuttavia, i termini utili per avvalersi delle ferie possono essere oggetto di deroga, sospensione o proroga ad un periodo posteriore, in ipotesi e casi previsti dalla legge. Pensiamo ad es. alle circostanze di un’interruzione temporanea della produzione, dovuta a cause non dipendenti dalla volontà del datore di lavoro. Non solo. Anche eventi come la gravidanza o la malattia o anche il periodo di cassa integrazione interrompono i termini legali per il godimento delle ferie residue.

In ogni caso, il 30 giugno di ogni anno è una data di riferimento in rapporto alle ferie. Infatti entro fine giugno andrebbero sfruttate tutte le ferie maturate entro il 31 dicembre del secondo anno anteriore. Ad es. quelle maturate nel 2021 debbono essere sfruttate prima del 30 giugno 2023. Ecco perché, entro certi limiti, l’esercizio del diritto alle ferie del lavoratore può essere di fatto ‘posticipato’.

Le ferie sono monetizzabili?

Un lavoratore potrebbe a questo punto chiedersi se le ferie non godute possono essere talvolta monetizzate. Ovvero: possono essere sostituite dal versamento di un’indennità sostitutiva della retribuzione per i periodi di ferie non fruiti? Ebbene, la risposta è in generale negativa, tranne specifiche eccezioni previste dalla legge e dai CCNL di categoria.

Pensiamo ad es. ai contratti di lavoro a tempo determinato di durata inferiore ai 12 mesi: ecco un caso di monetizzazione delle ferie. Ma un’eccezione diffusa è anche quella costituita dal congedo di maternità – a favore della lavoratrice che ha avuto un figlio. Non ci sono soltanto queste ipotesi. Altro caso non infrequente è rappresentato dalla risoluzione del rapporto di lavoro nel corso l’anno, per licenziamento o dimissioni volontarie del lavoratore. Si tratta evidentemente di circostanze per cui le ferie spettanti non potrebbero più essere godute, stante la fine del rapporto di lavoro. Per questo motivo, dovranno essere pagate e monetizzate.

Si può chiedere i danni al datore di lavoro in caso di mancata fruizione delle ferie?

Abbiamo rimarcato che le ferie costituiscono un diritto fondamentale del lavoratore, tanto che se l’azienda si oppone senza una valida giustificazione alla fruizione delle ferie, vi è una tutela ad hoc per il dipendente. Egli vedrebbe infatti compromesso il suo diritto al riposo ed al recupero delle proprie energie psicofisiche e, proprio per questo, potrebbe certamente agire in giudizio per conseguire il risarcimento dei danni prodotti dal datore di lavoro. Di mezzo c’è d’altronde il diritto alla salute, anch’esso tutelato in Costituzione.

Inoltre, il datore di lavoro che non rispetta le disposizioni normative in materia di godimento delle ferie annuali da parte del lavoratore inserito in azienda, si vedrà inflitta una sanzione amministrativa pecuniaria nei suoi confronti.

Concludendo, ben si comprende dunque che l’azienda farà bene a rispettare le regole in materia di ferie, in modo – da un lato – da poter consentire all’organico di recuperare le energie e, dall’altro, al fine di evitare spiacevoli conseguenze sul fronte risarcitorio e sanzionatorio.

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