Pensioni 2023, l’idea della riforma Fornero è sempre presente e gli scenari sono preoccupanti

Pensioni 2023, quale sarà il sistema adottato per l’uscita dal mondo del lavoro? I lavoratori sono in attesa di notizie ma, al momento, tutto tace.

Piccoli spunti di riflessione, nulla più in questa prima metà del 2022. Ad oggi si ipotizza che l’idea della riforma Fornero sia stata accantonata ma, allora, quale sarà il futuro?

pensioni 2023 Fornero
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Le questioni sul piano di lavoro dell’esecutivo e dei partiti sono numerose. Il 2022 sarebbe dovuto essere l’anno della svolta, di un ritorno alla normalità pre-covid, alle comuni problematiche. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha provocato, invece, un nuovo tuffo nel mare in tempesta della crisi economica e sociale. Una destabilizzazione generale con conseguente concentrazione del Governo sui problemi più rilevanti associati principalmente ai rincari e alle difficoltà per famiglie e imprese di far fronte alle spese. Il tema “pensioni” è stato, dunque, messo in un angolo, rispolverato di tanto in tanto per poi venire accantonato nuovamente. Poche riflessioni sul sistema che sostituirà Quota 102 con i lavoratori pieni di dubbi sulla possibilità di andare in pensione nel 2023. La prima ipotesi lanciata sul piatto è stata quella di un ritorno alla riforma Fornero mancando valide alternative. Uscita del lavoro a 67 anni con un’anzianità contributiva minima di 20 anni. Accadrà realmente questo il prossimo anno?

Pensioni 2023, facciamo il punto della situazione

Il secco “no” alla riforma Fornero è arrivato da più fronti e, al momento, l’unica alternativa valutabile è quella proposta da Tridico che ha la meglio su Quota 41, il sistema che prevede uscita unica dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Una soluzione che per le casse dello Stato italiano non è sostenibile e che lascia spazio alla pensione a due tempi di Tridico, professore di Economia presso l’Università Roma Tre.

In attesa del 2035, anno in cui la pensione sarà totalmente contributiva e raggiungibile con i 64 anni di età, venti anni di contributi e 2,8 volte l’assegno sociale, si pensa ad una soluzione mista con una parte della pensione calcolata con sistema retributivo e l’altra parte con sistema contributivo. Il piano Tridico presuppone la possibilità di andare in pensione a 63/64 anni accettando la pensione con calcolo contributivo fino al raggiungimento dei 67 anni quando si prenderebbe l’altra parte dell’assegno calcolata con sistema retributivo. Una pensione in due tempi, dunque, che – per Tridico – risulterebbe flessibile e fattibile in termini di sostenibilità.

La proposta del premio Nobel Pissarides fa riflettere

Il premio Nobel dell’Economia (anno 2010) Pissarides ha sottolineato come pensare di andare in pensione a 62 anni sia prematuro. Le persone, oggi, sono in gran forma fino ai 70 anni e rinunciare totalmente al lavoro potrebbe risultare una pessima decisione. La sua idea è di raggiungere un compromesso con l’uscita parziale dal mondo del lavoro a 62 anni ricevendo una pensione parziale e continuando a lavorare pochi giorni a settimana fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.

Un progetto ambizioso e poco sostenibile per l’Italia. Vince, ancora, dunque, la proposta di Tridico che costerebbe “solo” 400 milioni il primo anno e una doppia liquidazione della pensione che garantirebbe allo Stato un risparmio superiore al 70% rispetto a Quota 100. La flessibilità del sistema, poi, consentirebbe di costruire un piano nei minimi dettagli che tenga conto di madri lavoratrici, dei lavori usuranti e di altre variabili che potrebbero far uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Insomma, una base su cui costruire le pensioni del 2023 è – forse – stata gettata; ora occorre solamente piazzare i mattoni in tempi piuttosto brevi oppure trovare una valida alternativa.

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