Opzione Donna e calcolo dell’assegno, perché l’INPS sbaglia? Il sistema che permette di capire come fare

Opzione donna offre la possibilità di andare in pensione in anticipo alle lavoratrici sia del pubblico sia del privato.

La legge di Bilancio 2022 ha prorogato questo pensionamento anticipato per tutto il 2022. La misura permette di uscire dal mondo del lavoro circa dieci anni prima.

opzione donna
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Però bisognerà aver maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021. Inoltre, tale trattamento pensionistico si avvale del calcolo con il sistema contributivo.

Opzione Donna e calcolo dell’assegno, perché l’INPS sbaglia?

Agli Esperti di InformazioneOggi è arrivato il seguente quesito: “Buongiorno. Spero che il mio quesito sia sufficientemente chiaro. Io ho maturato per età e ho i requisiti per l’opzione donna ma l’INPS a tutt’ora, anche tramite patronato, non ha fornito un metodo di calcolo perché la mia storia contributiva è discontinua. Quindi è stata fatta richiesta dal patronato di fornire un metodo di calcolo coerente perché quello attuale, come altre persone col mio stesso problema, offre, anche se non c’è un criterio di logica, una
pensione di €430 mensili lordi per un totale di €6800 lordi annuali. Cioè meno di una pensione sociale perché appunto non fa un calcolo corretto. Esiste un modo anche per sollecitare e risolvere questo problema perché oramai sono passati quasi due anni. Grazie”.

Opzione donna prevede l’uscita dal mondo del lavoro in anticipo per le lavoratrici con almeno 58 anni di età (oppure con 59 anni per le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021. Quindi possono richiedere tale pensione anticipata le donne nate entro il 1963 o il 1964. In quest’ultimo caso se lavoratrici autonome.

Inoltre, per Opzione donna vi è la cosiddetta finestra mobile, ovvero l’assegno verrà erogato dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti, alle lavoratrici dipendenti, ma dopo 18 mesi alle lavoratrici autonome.

Il calcolo dell’assegno di pensione avverrà con il sistema contributivo. Di conseguenza i contributi versati prima del 1996 con il sistema retributivo saranno considerati come se fossero versati dopo.

Ed è proprio questo un aspetto su cui le lavoratrici riflettono maggiormente. Questo perché andare in pensione quasi dieci anni prima dell’età pensionabile (fissata attualmente a 67 anni) comporta una penalizzazione nell’importo dell’assegno mensile.

Il calcolo: quanto si perde

Le lavoratrici che decidono di andare prima in pensione con l’Opzione donna devono tenere conto di perdere fra il 25% e il 26% dell’assegno pensionistico. La percentuale potrebbe anche essere del 30% perché dipende da quanti anni una lavoratrice ha lavorato con il sistema retributivo, prima del 1996.

Per questo motivo solo circa 33mila lavoratrici totali, tra il 2019 e il 2020, hanno scelto questa forma di pensionamento anticipato. Appunto perché risulta troppo penalizzante.

Ecco un esempio. Una lavoratrice con 37 anni e 3 mesi di contributi con Opzione donna percepirebbe una pensione lorda di 1.110,64 euro. Invece, con il sistema misto (sistema retributivo e contributivo) l’importo dell’assegno sarebbe di 1.228 euro lordi.

Gli assegni mensili a netto sarebbero, quindi, di: 931,55 euro con l’Opzione donna e di 1.010,12 euro con il calcolo misto.

Ovviamente, gli importi potrebbero variare perché il calcolo dipende anche dalla situazione e dalla carriera delle singole lavoratrici.

Purtroppo, con la carriera discontinua la penalizzazione aumenta e quindi, lei ha subito una decurtazione maggiore. Le abbiamo indicato come l’INPS opera il calcolo, se il suo calcolo della pensione non è corretto, basandosi su dettagli certi, può chiedere all’Istituto il ricalcolo dell’assegno.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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