Il Superbonus 110% sta diventando una barzelletta più che una misura volta ad aiutare la popolazione. Tra frodi, rincari ingiustificati dei materiali e mancanza di manodopera ci si interroga su quale sarà il futuro dell’agevolazione.
Il timore di un blocco della misura è reale. Le problematiche relative al Superbonus 110% sono molteplici e i dubbi sull’efficacia dell’incentivo dilagano.
Il Superbonus è sulla bocca di tutti e non per i giusti motivi. L’idea di una misura che agevolasse i cittadini nella ristrutturazione edilizia affiancata alla riqualificazione energetica è ottima ma la messa in pratica si sta rivelando complicata. I primi problemi sono nati con la scoperta di numerose frodi di prezzi gonfiati per ottenere più soldi di quelli spesi. Il Fisco è intervenuto per cercare di identificare i furbetti e il Governo ha imposto un listino dei costi da rispettare eppure c’è chi riesce ancora a manipolare il sistema nonostante i controlli sulla cessione del credito siano diventati sempre più stringenti (altra problematica rivelata). Il Governo ha pensato, poi, di prorogare la fine del 30% dei lavori da effettuare per poter accedere alla misura al 30 settembre per concedere più tempo per sostenere gli interventi programmati. Qui sorge, però, una nuova difficoltà. Manca la manodopera nei cantieri.
Per i lavori legati all’edilizia si stima un difetto di 600 mila addetti tra operai, artigiani e specialisti. La carenza di manodopera ha convinto il Governo a spostare il termine ultimo dei lavori dal 30 giugno al 30 settembre (nella misura minima del 30% sul totale degli interventi) ma la proroga potrebbe non essere sufficiente se non ci sono le persone a lavorare nei cantieri.
Le assunzioni dovranno partire al più presto o tanti cittadini e imprese rischiano di dover pagare di tasca propria gli interventi aggiuntivi che verranno realizzati oltre la data di scadenza.
Se la mancanza di manodopera è una questione rilevante per lo svolgimento pratico dei lavori, lo sarà ancora di più una novità introdotta dal Governo. Il riferimento è alla necessità della certificazione SOA per le imprese che dovranno affrontare i lavori ammessi al Superbonus nel 2023 per somme superiori a 516 mila euro. Si tratta di una cifra elevata ma che comunque restringerà la platea delle aziende da contattare per svolgere gli interventi di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico. L’obiettivo è aumentare la sicurezza nei cantieri ma a rimetterci saranno le piccole e medie imprese artigiane priva di attestazione e dunque estromesse dalla possibilità di ottenere lavori di riqualificazione energetica.
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