Una nuova tassa per finanziare il Bonus da 200 euro una tantum che riceveranno dipendenti, pensionati e autonomi. Il passo è più lungo della gamba?
Sembra una tassa come ogni altra legata alla decisione di aiutare economicamente la popolazione contro il caro bollette ma occorre prestare attenzione alle ripercussioni future.
Le risorse economiche delle famiglie italiane sono messe a dura prova dai rincari di luce, gas, carburante, materie prime. Il Governo attraverso il Decreto aiuti vuole attivare diverse misure per sostenere i cittadini. Il taglio sulle accise di benzina e diesel è stato prorogato fino al mese di luglio, c’è tempo fino al 30 settembre per realizzare il 30% degli interventi totali per rientrare nel Superbonus 110% e un nuovo bonus è stato predisposto al fine di aiutare 28 milioni di persone. Si tratta di una misura anti-inflazione che regala 200 euro a lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati con reddito inferiore a 35 mila euro. A finanziare questo bonus sarà la maggiorazione della tassazione dal 10 al 25% sugli extra profitti delle grandi compagnie venditrici di prodotti energetici. Si parla di una manovra da 6 miliardi di euro. Come è stata presa questa decisione e quali ripercussioni si possono ipotizzare?
Le quotazioni internazionali dell’energia elettrica sono esplose da qualche mese a questa parte. Tutti sappiamo che la situazione è degenerata a partire dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ma, in realtà, gli aumenti dei costi sono iniziati lo scorso ottobre 2021 quando luce e gas hanno subito rincari fino al 40%. Questo si è tradotto in bollette dagli importi elevati – anzi esagerati – per le famiglie e le imprese e in lauti guadagni per le compagnie di vendita dei prodotti energetici.
In più è stato appurato dal Governo che le società stanno gonfiando i prezzi pur non spendendo più di quanto facessero lo scorso anno. Si rileva, in sintesi, una sostanziale differenza tra costi e incassi che grava sui contribuenti. Da qui la decisione di imporre questa tassa sugli extra profitti per bilanciare il dislivello, per togliere a chi guadagna e donare a chi è in difficoltà. Una sorta di Robin Hood moderno che effettua un prelievo straordinario in relazione all’eccesso nella differenza tra costi ordinari e ricavi rispetto al 2021.
L’extra profitto è un utile in eccesso guadagnato dall’imprenditore. In eccesso, ma in eccesso rispetto a cosa? Questa manovra è il primo passo per poter in futuro togliere ciò che le persone di un particolare settore avvantaggiato guadagnano in eccesso per poter finanziare le misure – necessarie – dedicate alla parte della popolazione economicamente svantaggiata? La tassa sui profitti extra è una sorta di permesso che lo Stato si prende per “punire” coloro che si trovano in un periodo fortunato dal punto di vista dei guadagni.
Viene da domandarsi, dunque, cosa succederà questa estate quando, per esempio, la macchina del turismo ripartirà a pieno ritmo, migliaia di turisti si catapulteranno negli stabilimenti balneari italiani pagando a caro prezzo i servizi. Se l’imprenditore aumenta i costi rispetto alla scorso anno – e questo accadrà sicuramente – vuol dire che sta ottenendo un profitto straordinario che potrà essere tassato? E non sono profitti extra quelli dei farmacisti che con il Covid hanno guadagnato milioni di euro in più tra tamponi e farmaci? In conclusione, la tassa introduce un possibile circolo vizioso a cui prestare molta attenzione.
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