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Diabete, uno studio inglese ha scoperto un modo per prevenirlo

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Diabete, una ricerca uscita in queste settimane ha scoperto un modo per prevenire questa malattia, che sembra avere una buona efficacia. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. 

La scienza medica degli ultimi tre secoli, ha portato all’umanità conquista straordinarie. Scoperte che hanno permesso di migliorare la qualità della vita delle persone, innalzando l’età media della popolazione in un modo che resterà nella storia.

Pixabay

E adesso una nuova ricerca uscita in Inghilterra, ha portato alcune evidenze che contribuiranno a salvare la vita a milioni di persone affette da diabete di tipo 2. 

Diabete di tipo 2, una malattia sempre più diffusa tra la popolazione mondiale

La prima cosa da sapere è che il diabete di tipo 2 è una malattia sempre più diffusa nel mondo. Un fenomeno per certi versi che si è originato mezzo secolo fa, quando il capitalismo ha iniziato cambiare la nostra alimentazione rendendo disponibili, mediante la grande distribuzione di prodotti prima introvabili. La proliferazione del cibo industriale ha però scatenato nei paesi più avanzati il problema dell’obesità.

Basti solo pensare che in Inghilterra, tra il 2018 e il 2019, sono stati diagnosticati oltre 18 mila casi. E l’obesità è per l’appunto una delle cause principali che porta a contrarre il diabete di tipo 2. Ma vediamo nel dettaglio cosa hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Manchester. Hanno infatti coinvolto un gruppo di persone in un test di sperimentazione in un programma di dieta della durata di nove mesi. 

Diabete, su cosa si è basato questo nuovo studio pubblicato nel Regno Unito

Un regime alimentare che prevede l’assunzione di cibi sani in sostituzione di altre tipologie di alimenti consumate tutti i giorni dai cittadini, ma incredibilmente dannosi. Ai partecipanti a questo studio, è stato poi chiesto per i mesi di monitorizzazione, di indossare degli appositi braccialetti. Il loro scopo era quello di monitorare le ore di riposo e la frequenza con si consumavano i pasti.

E la ricerca è riuscita a dimostrare in modo molto convincente come basti semplicemente un corretto stile di vita e un’alimentazione sana per prevenire una malattia che non dimentichiamolo è tragica per chi ne è affetto. Contrarre il diabete di tipo 2 significa infatti vedere la propria qualità della vita ridursi per sempre, tra innumerevoli limiti sull’alimentazione da rispettare, e possibili cancrene che purtroppo sono la parte più brutta della malattia e non sempre sono evitabili.

Il Regno Unito ad esempio, spende ogni anno una cifra superiore a dieci miliardi di sterline per curare chi soffre di questa terribile malattia. 

I ricercatori hanno dimostrato che esiste un modo molto efficace per prevenire il diabete di tipo 2

E nello studio pubblicato dal team di Manchester è emerso che adeguarsi a uno stile di vita più sano, riduce il rischio di contrarre il diabete di tipo 2 di almeno il 37 per cento. Una percentuale molto importante e che deve mettere in guardia coloro che soffrono di problemi di obesità ma trascurano le possibili conseguenze. Questi comunque sono anni molto importanti per la ricerca scientifica mondiale contro il diabete. 

Un’altra scoperta molto importante su questa malattia è stata fatta in Belgio

Tempo fa ad esempio, è uscito uno studio molto importante in Belgio che ha permesso di fare un deciso passo in avanti nella comprensione di questa malattia e delle sue possibile cura. Gli scienziati belgi hanno infatti scoperto che nel nostro intestino esiste una proteina molto importante, che è in grado di tenere sotto controllo il nostro peso corporeo.

È stata chiamata MyD88 e un suo studio più approfondito potrà contribuire ad evitare dei casi di obesità che, come spiegavamo in precedenza, sono tra le principali cause del diabete di tipo 2. Bisogna però precisare una cosa. Lo studio è molto importante e infatti è stato pubblicato sulla celebre rivista scientifica Nature per la sua autorevolezza.

Al contempo, fino ad adesso questi studi si stanno basando esclusivamente sui modelli animali. Ci vorrà ancora dunque qualche anno per studiare questa proteina in modo più diretto, e capire in primo luogo se esiste e funziona nello stesso modo anche negli esseri umani. 

(Le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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