Pensione lavoratori precoci solo con i contributi: anche per gli autonomi? La risposta che non ti aspetti

La pensione lavoratori precoci permette di uscire dal lavoro a prescindere dall’età solo con i contributi e una delle tutele previste dalla normativa. 

I dubbi su questa misura sono tanti e anche le criticità dovute ai numerosi paletti. Ricordiamo che i sindacati nei vari incontri hanno richiesto di eliminare tutti i requisti, permettendo l’accesso solo con 41 anni di contributi.

Cassa integrazione e pensione
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La pensione per lavoratori precoci (Quota 41)  a detta dei tecnici del Governo sembrerebbe troppo onerosa per le casse dello Stato. Ma è ancora presto per sapere cosa succederà con la nuova riforma che andrà in vigore nel 2023. Nel frattempo, continuano i dubbi su come accedere a questa misura. Infatti, rispondiamo ad un quesito di un nostro Lettore che chiede: “Una lavoratrice autonoma con tutti i requisiti richiesti può essere una lavoratrice precoce?

Pensione lavoratori precoci: anche per gli autonomi

La risposta è affermativa la normativa prevede che anche il lavoratore autonomo può accedere alla pensione precoci, la cosiddetta Quota 41. Sono considerati lavoratori precoci coloro che hanno iniziato a lavorare prima del compimento della maggiore età e si trovano in una delle tutele previste per questa misura. Ricordiamo, inoltre, che è possibile andare in pensione a 57 anni con e senza legge 104.

Quota 41: requisiti

Per accedere alla pensione anticipata Quota 41 è richiesto il lavoro precoce (almeno un anno di contributi versati prima del diciannovesimo anno di età) e 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Inoltre, il lavoratore si deve trovare in una delle seguenti tutele:

1) lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro, in stato di disoccupazione, anche in seguito al licenziamento collettivo o dimissioni per giusta causa o anche risoluzione consensuale, che abbiano terminato di percepire la NASPI da tre mesi;

2) siano lavoratori dipendenti o autonomi, “caregiver”, cioè che assistono da almeno sei mesi dalla domanda un familiare di primo grado convivente in situazione di handicap grave ai sensi della legge 104 art. 3, comma3. Inclusi dal primo gennaio 2018 anche coloro che assistono un parente di secondo grado conviventi, qualora i genitori o il coniuge della persona disabile, siano mancanti o affetti da patologie invalidanti o deceduti;

3) siano lavoratori dipendenti o autonomi con un’invalidità riconosciuta dalla Commissione medica INPS non inferiore al 74 per cento;

4) siano lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose o usuranti, da almeno sei anni in modo continuativo da almeno sette anni o da almeno sette anni negli ultimi dieci anni, all’atto della domanda di pensionamento. Per i lavoratori usuranti o lavoratori notturni, bisogna considerare almeno 64 notti lavorate all’anno.

Pertanto, se si rientra in questi requisti si può fare domanda direttamente sul portale INPS accedendo con le credenziali o farsi assistere da un Patronato.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, inviala alla mail: esperto.informazioneoggi@gmail.com

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