La bolletta può lievitare se scegli il sistema sbagliato: ecco cosa devi sapere prima di decidere come riscaldarti.
Con l’arrivo della stagione fredda, molte famiglie italiane si trovano davanti a una decisione che può sembrare banale ma che, in realtà, influenza pesantemente il bilancio domestico per i mesi a venire.

Prepararsi all’inverno significa anche fare scelte oculate sul riscaldamento, eppure la maggior parte delle persone non conosce davvero le differenze sostanziali tra i sistemi disponibili. C’è chi si affida alla tradizione, chi invece punta sulla modernità, ma in pochi sanno che una valutazione superficiale può tradursi in centinaia di euro sprecati ogni anno.
La questione non riguarda solo il comfort termico immediato, ma anche l’efficienza energetica, i consumi effettivi e l’impatto ambientale. Termosifoni e termoconvettori rappresentano due approcci profondamente diversi al riscaldamento domestico, ciascuno con caratteristiche tecniche, vantaggi economici e criticità che meritano un’analisi approfondita.
La differenza fondamentale che cambia tutto
Il primo aspetto cruciale riguarda il principio di funzionamento. I termosifoni tradizionali operano attraverso un sistema idraulico: l’acqua calda, generata da una caldaia o da una pompa di calore, circola nei pannelli radianti (in acciaio, alluminio o ghisa) e trasferisce calore all’ambiente per convezione naturale e irraggiamento. Questo processo garantisce un’inerzia termica elevata, ossia la capacità di mantenere il calore anche dopo lo spegnimento della fonte.

I termoconvettori, invece, funzionano aspirando aria fredda dal basso, riscaldandola attraverso una resistenza elettrica o uno scambiatore ad acqua o gas, e rilasciandola rapidamente verso l’alto. Questa circolazione forzata permette di raggiungere la temperatura desiderata in tempi molto brevi, ma con una dispersione altrettanto veloce una volta spento il dispositivo. I modelli elettrici, i più diffusi, consumano mediamente tra 600 e 2.400 Wh, con costi orari che oscillano tra 0,09 e 0,36 euro, considerando una tariffa di 0,15 €/kWh.
Quando si parla di prepararsi all’inverno senza spendere una fortuna, il confronto sui consumi diventa determinante. Un termoconvettore elettrico da 1.500 W acceso per quattro ore consuma 6 kWh, traducendosi in circa 0,90 euro al giorno. Proiettando questo dato su un’intera stagione invernale, la spesa può superare facilmente i 100-150 euro al mese, soprattutto in abitazioni poco isolate o in regioni dal clima rigido.
I termosifoni collegati a un impianto centralizzato o a una caldaia a condensazione moderna presentano generalmente consumi inferiori, soprattutto se l’impianto è dimensionato correttamente e la caldaia funziona ad alta efficienza. Il gas naturale, inoltre, ha un costo per kWh termico inferiore rispetto all’elettricità, rendendo i radiatori tradizionali più economici nel lungo periodo per riscaldare ambienti ampi.
Un altro fattore rilevante riguarda l’ingombro e la gestione dello spazio. I termoconvettori compatti sono ideali per stanze piccole, monolocali o come soluzione temporanea, ma tendono a seccare l’aria più dei termosifoni, causando disagi respiratori e necessitando di umidificatori supplementari. I termosifoni, pur occupando più superficie, offrono un calore più omogeneo e meno aggressivo per le mucose.