I docenti che sono stati precari per diversi anni prima di diventare di ruolo si chiedono come calcolare la pensione.
La stima è di 250 mila docenti precari in Italia. Insegnanti che quando arriveranno vicini al pensionamento si chiederanno come verranno conteggiati gli anni di precariato pre-ruolo. La ricostruzione della carriera farà risultare quei periodi validi ai fini giuridici ed economici ma per calcolare la pensione bisognerà contare solo i giorni effettivamente lavorati?

L’anno scolastico 2025/2026 è iniziato da poche settimane e già mette sotto i riflettori una problematica importante, il precariato. Secondo i sindacati la stima è di 250 mila contratti a tempo determinato tra docenti e personale ATA. Dall’altra parte il Ministero dell’Istruzione e del Merito contesta questo dato e parla di un’assunzione recente di 50 mila precari con contratti a tempo indeterminato.
Per i sindacati le immissioni in ruolo non sono comunque sufficienti, il numero di supplenti è troppo alto e il reclutamento continua ad essere troppo lento e articolato. Sembrerebbe, dunque, che il precariato sia diventato strutturale nella scuola italiana mentre è un fenomeno da contrastare. Arrivati al pensionamento quali problemi potrebbe dare?
Precariato e pensione, ecco cosa sapere
I docenti che sono stati precari dovranno richiedere la ricostruzione della carriera per valorizzare gli anni di insegnamento pre-ruolo ai fini giuridici ed economici. Il calcolo, però, terrà conto unicamente dei giorni di lavoro effettivamente svolti e coperti da contribuzione. I dettagli sono stabiliti dal Decreto Salva Infrazioni – Legge numero 103 del 10 agosto 2023 – che ha introdotto dei cambiamenti nella valutazione del servizio pre-ruolo dei docenti.

In primis per chi è stato immesso in ruolo dall’anno scolastico 2023/2024 si deve tener conto che tutti i periodi lavorati precedenti al ruolo saranno riconosciuti integralmente ai fini economici, giuridici e previdenziali in base ai giorni di attività svolta, senza l’applicazione del criterio dei 180 giorni-1 anno.
Per le immissioni in ruolo degli anni precedenti, invece, si dovrà considerare la disciplina precedente. I primi quattro anni pre-ruolo di precariato saranno valorizzati per intero mentre quelli successivi per 2/3 ai fini giuridici ed economici e per 1/3 ai fini pensionistici. In entrambi i casi, comunque, la valorizzazione dipenderà dalla copertura contributiva effettiva.
I contributi dovranno risultare dall’estratto conto INPS (si ottiene facilmente accedendo al sito dell’ente con le credenziali digitali) e corrispondere ai giorni di lavoro effettivo. La quota pensionistica, in conclusione, corrisponderà sempre ai giorni effettivamente lavorati per i quali sono stati versati i contributi. In caso di dubbi si ci può rivolgere ad un Patronato per ottenere assistenza.