Una novità economica potrebbe cambiare la vita di migliaia di anziani in Italia, ma non tutti conoscono i dettagli.
Molti anziani italiani e le loro famiglie vivono con un pensiero costante: riuscire a sostenere i costi legati all’assistenza quotidiana, soprattutto quando l’autonomia viene meno.

Le spese per badanti, cure a domicilio e supporto sanitario possono diventare un vero ostacolo e spesso mettono in difficoltà anche i nuclei familiari più organizzati. In questo scenario, ogni annuncio di un aiuto economico suscita speranza, ma anche dubbi e domande.
Negli ultimi mesi si è parlato con insistenza di una misura destinata a rivoluzionare la vita di molti over 80. Un sostegno mensile che promette di alleggerire il peso delle spese assistenziali. Tuttavia, dietro questa possibilità restano ancora alcune incognite che meritano di essere chiarite per capire davvero chi potrà beneficiarne e come funziona il meccanismo previsto.
Il vero motivo: il bonus da 850 euro per gli anziani
Il tanto discusso bonus anziani da 850 euro è ufficialmente conosciuto come “prestazione universale per la non autosufficienza”. Si tratta di un contributo introdotto in via sperimentale nel 2025, pensato come integrazione all’indennità di accompagnamento. Il suo obiettivo è sostenere chi non è più autosufficiente e ha bisogno di un aiuto costante per le attività quotidiane.
Questo sussidio economico di 850 euro al mese può essere utilizzato per coprire i costi di badanti, assistenti domiciliari o servizi socio-sanitari, garantendo così un supporto reale alle famiglie che si trovano a gestire situazioni delicate. Tuttavia, a causa dei criteri di accesso molto rigidi, soltanto circa 25.000 persone hanno potuto usufruirne, lasciando inutilizzate gran parte delle risorse disponibili (pari a 250 milioni di euro).
Per avere diritto al bonus è richiesto il compimento degli 80 anni, una grave condizione di non autosufficienza certificata su scala nazionale e un ISEE inferiore a 6.000 euro. Requisiti che, seppur mirati a selezionare i casi più gravi, si sono rivelati troppo restrittivi, creando esclusioni significative.
Il Governo sta quindi valutando di ampliare la platea dei beneficiari. Innanzitutto, si ipotizza un aggiornamento della definizione di “non autosufficienza”, che oggi prende in considerazione soltanto condizioni estremamente gravi come demenza avanzata o disabilità motorie totali. Un’estensione del concetto permetterebbe di includere anche situazioni di parziale compromissione, così da raggiungere un numero molto più alto di anziani.
Un altro punto chiave riguarda la revisione dell’ISEE. Dopo la modifica che ha escluso i titoli di Stato dal calcolo, si valuta ora la possibilità di non conteggiare neppure la prima casa di abitazione, evitando così di penalizzare chi possiede un immobile o piccoli risparmi. Inoltre, si parla di procedure di richiesta più semplici, con documentazione ridotta e iter meno complessi, per rendere il bonus davvero accessibile.