Il dipendente che viene riassunto a lavoro perde la NASPI? La Cassazione con una sentenza ha fornito chiarimenti sulla questione.
Quando si perde il lavoro involontariamente l’INPS eroga mensilmente la NASPI per un massimo di 24 mesi. Durante questo periodo è possibile trovare una nuova occupazione e rimanendo entro determinati limiti reddituali si potrà continuare a ricevere l’indennità di disoccupazione. Se, però, si dovesse essere nuovamente assunti dal vecchio datore?

Il dipendente che viene licenziato per assenze ingiustificate, furto, violenza, scarsa produttività non ha diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione. La NASPI, infatti, spetta solo se il licenziamento non è legato a condotte riprovevoli del lavoratore ma ad altre situazioni come una crisi aziendale. Può succedere, poi, che passato il periodo di difficoltà il datore di lavoro possa riassumere il dipendente che nel frattempo è diventato percettori NASPI. Può accadere anche in caso di ricorso in Tribunale del dipendente contro il licenziamento illegittimo.
In questo caso il reintegro pone fine al diritto di ricevere la prestazione? Su questa questione è intervenuta la Cassazione chiarendo un punto importantissimo. Il diritto alla NASPI non si perde automaticamente in seguito al reintegro sul posto di lavoro a condizione che tale reintegro non coincida con un ritorno effettivo alla retribuzione precedentemente percepita.
Cosa accade alla NASPI dopo il reintegro del dipendente
Per capire se la NASPI continuerà ad essere erogata oppure no la normativa tiene conto della realtà concreta del dipendente e non solamente degli ordini del Tribunale o della formalità amministrativa. Bisogna approfondire, dunque, la differenza tra reintegro formale e sostanziale.

Nel primo caso il Giudice ordinerà il reintegro dopo aver appurato un licenziamento illegittimo. Il lavoratore sarà nuovamente assunto ma potrebbe non percepire lo stesso stipendio di prima oppure svolgere le mansioni non continuativamente. In questi casi la Cassazione ha stabilito che la NASPI non andrà restituita perché per perdere il diritto all’indennità il dipendente dovrà aver ripreso a lavorare concretamente e percepire il salario.
Il reintegro senza ritorno concreto alle proprie mansioni non fa perdere l’indennità di disoccupazione. Questo principio vale per tutti gli ammortizzatori sociali. La sentenza cambia la realtà in cui si è vissuti fino ad ora con l’INPS che chiedeva la restituzione delle indennità percepite anche con il reintegro formale.
Non potrà esserci più alcuna richiesta di rimborso al percettore sempre che questo soddisfi i requisiti per ricevere la NASPI. La Cassazione dà valore alla realtà della vita dei cittadini e non a questioni parallele che eludono dalla protezione sociale. La NASPI continuerà ad essere un sostegno valido per chi è stato licenziato illegittimamente.