Mai sottovalutare i lavoretti per arrotondare: i rischi se si viene colti in flagrante sono altissimi.
Sono migliaia in Italia i studenti delle scuole superiori e delle università che, per arrotondare, danno ripetizioni delle materie più complesse. I compensi orari delle ripetizioni dipendono da numerosi fattori e, come molti genitori sanno bene, spesso per le materie più difficili o di nicchia è necessario sborsare una somma notevole per poter garantire ai propri figli la giusta preparazione.
Il costo medio delle ripetizioni in Italia va dai 16 ai 17 euro all’ora, ma sono numerosi i fattori che possono contribuire ad alzare notevolmente questo prezzo. Ecco quindi che, un lavoro nato per arrotondare e portarsi a casa qualche spicciolo per togliersi dei sfizi, diventa una vera e propria occupazioni che frutta notevoli guadagni.
Per questo motivo, è bene non sottovalutare il fattore fiscale: come ogni altra prestazione economica, infatti, anche le ripetizioni sottostanno a un regime di tassazione ben preciso. Scopriamo dunque quali sono i rischi se si viene colti a svolgere le ripetizioni in nero.
Fino a qualche anno fa, svolgere l’attività di tutor o insegnante di ripetizioni senza dichiarare la propria posizione era la consuetudine. Oggi i tempi sono cambiati e i rischi per i lavoratori in nero potrebbero non valere il danno.
Innanzitutto è bene capire come definire l’attività delle ripetizioni ai fini fiscali. Se le lezioni sono occasionali e non continuative, i guadagni possono essere inquadrati come lavoro autonomo occasionale. In questo caso non è necessaria la partita IVA, ma sopra i 5.000 euro annui scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata Inps per i contributi previdenziali. Anche in questo regime, però, occorre rilasciare una ricevuta allo studente e riportare i redditi nel modello 730 sotto la voce “altri redditi”.
Se invece le ripetizioni diventano regolari – per esempio incontri settimanali o continuativi con più allievi – è obbligatoria l’apertura della partita IVA. Qui è possibile aderire al regime forfettario, che prevede un’imposta agevolata e contributi proporzionati ai guadagni, con aliquote ridotte al 5% per i primi cinque anni e al 15% successivamente.
Ignorare queste regole significa lavorare in nero e commettere un illecito fiscale. Le conseguenze possono essere pesanti: multe proporzionali alle somme non dichiarate, accertamenti fiscali retroattivi e, nei casi più gravi, procedimenti per evasione.
È bene ricordare che esiste anche la cosiddetta no tax area: se le ripetizioni sono l’unico reddito e restano al di sotto dei 5.500 euro annui, non si è tenuti a pagare imposte né a presentare dichiarazione. Tuttavia, superare questa soglia senza regolarizzare la posizione significa esporsi a controlli e sanzioni che possono superare di gran lunga il guadagno ottenuto.
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