Cartelle esattoriali, le nuove regole fanno tirare un sospiro di sollievo a migliaia di italiani.
Molti contribuenti italiani, nel corso degli anni, si sono ritrovati a convivere con notifica, solleciti e avvisi provenienti dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Basta un solo debito arretrato, anche di poche centinaia di euro, perché la preoccupazione di ricevere una cartella esattoriale si manifesti.

C’è chi, per via di notevoli difficoltà economiche, ha a che fare con cartelle esattoriali vecchie, accumulate negli anni, che pesano sul loro destino come una spada di Damocle.
Dal 2024 la speranza di molti contribuenti è riposta nelle voci ricorrenti di una cancellazione d’ufficio dei debiti più piccoli o più datati. Si tratta di un’aspettativa più volte disattesa, ma ecco che le cose stanno per cambiare.
Discarico automatico delle cartelle esattoriali: cosa significa davvero
Sono ormai diversi anni che si sente parlare del discarico automatico delle cartelle esattoriali. Si tratta di una misura introdotta dalla riforma della riscossione approvata nel 2024 e disciplinata dal decreto legislativo n. 33 del 24 marzo 22025, in vigore dal 27 marzo dello stesso anno. Tuttavia, la data da tenere a mente è il 1° gennaio 2026, giorno in cui la misura diventerà effettiva.

Non si tratta di un condono generalizzato, ma di un meccanismo tecnico pensato per alleggerire le banche dati e l’operatività della riscossione. Il discarico scatterà soltanto per le cartelle esattoriali considerate inesigibili, cioè quelle riferite a contribuenti “inattaccabili”: persone prive di beni, redditi o patrimoni aggredibili, ma anche soggetti falliti o deceduti senza eredi. In questi casi, continuare a inviare avvisi e solleciti rappresenta solo un costo inutile per l’amministrazione.
Dal 2026, quindi, tali posizioni verranno automaticamente eliminate dagli estratti di ruolo, liberando sia i contribuenti coinvolti sia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione da una gestione sterile. Ma è importante sottolineare che non tutti potranno beneficiare della cancellazione: chi possiede anche minimi redditi o patrimoni resta potenzialmente esposto ad azioni esecutive come pignoramenti, ipoteche o fermi amministrativi.
Inoltre, la cancellazione non equivale a una definitiva rinuncia al credito. Le somme non riscosse dall’Agenzia torneranno all’ente creditore originario — ad esempio la Regione per il bollo auto o il Comune per multe e tributi locali — che potrà decidere se abbandonare il recupero o, al contrario, tentare nuove azioni in futuro.