Quando la separazione non divide solo le persone ma anche chi amiamo a quattro zampe.
Succede più spesso di quanto si pensi: una coppia che si separa non deve solo discutere di beni e accordi economici, ma anche di chi si occuperà del compagno a quattro zampe che, fino a poco prima, condivideva con entrambi una vita fatta di attenzioni, passeggiate e cure quotidiane.

In questi momenti, oltre al dolore emotivo, emerge un’altra preoccupazione: cosa ne sarà del cane o del gatto? Chi lo terrà con sé? E, soprattutto, chi si farà carico delle sue necessità, dalle visite veterinarie al cibo, passando per toelettatura e accessori?
Molti proprietari credono che, una volta decisa la collocazione dell’animale, la questione sia risolta. Ma la realtà può riservare sorprese: anche in assenza di figli, un animale domestico comporta spese continue e non trascurabili. Spese che, in caso di disaccordo, rischiano di diventare terreno di conflitto.
Il mantenimento per animali domestici in caso di separazione
La legge italiana non considera gli animali domestici come “beni” qualunque: il loro status giuridico è in evoluzione e, negli ultimi anni, la sensibilità verso il loro benessere è cresciuta. In sede di separazione o divorzio, il giudice può stabilire un vero e proprio assegno di mantenimento per il cane o il gatto, finalizzato a coprire le spese necessarie al loro sostentamento.

Questo significa che, se l’animale resta a vivere con uno dei due ex partner, l’altro può essere obbligato a contribuire economicamente, proprio come accade per i figli. La somma e le modalità di versamento vengono stabilite valutando le esigenze specifiche dell’animale, il tenore di vita a cui era abituato e le possibilità economiche di entrambi.
Non esiste una normativa univoca che regoli in modo dettagliato il mantenimento degli animali in caso di separazione, ma la giurisprudenza sta costruendo un orientamento chiaro: il benessere dell’animale è centrale e le spese devono essere equamente ripartite. Questo può includere cibo, cure veterinarie, medicinali, assicurazioni sanitarie, toelettatura e persino spese per dog sitter o pensioni quando il proprietario non è disponibile.
La decisione può essere presa di comune accordo, formalizzandola negli atti di separazione, oppure affidata al giudice se le parti non trovano un’intesa. In ogni caso, l’animale non è più visto come un semplice “oggetto” da dividere, ma come un essere vivente con bisogni reali e continui.
Questo approccio tutela non solo il benessere dell’animale, ma anche la serenità del proprietario affidatario, evitando che si trovi improvvisamente gravato di spese non sostenibili. E apre un capitolo ancora in evoluzione sul riconoscimento giuridico degli animali nella vita familiare.