Alcuni farmaci potrebbero avere gravi effetti collaterali negli anziani. Alcuni studi scientifici ne evidenziano la pericolosità.
Gli anziani sono maggiormente esposti a malattie e patologie per le quali è necessaria l’assunzione perenne di farmaci. Non tutti i medicinali, tuttavia, sono adatti, anzi alcuni potrebbero addirittura causare l’insorgenza di gravi pericoli per la salute.
Col passare del tempo, il corpo umano è soggetto a cambiamenti irreversibili, come quelli che interessano, ad esempio, la funzionalità renale ed epatica, il metabolismo e la massa muscolare. Queste variazioni determinano un differente assorbimento dei farmaci che, in alcuni casi, possono diventare tossici. Il tema è stato ampiamente affrontato dalla letteratura scientifica, che ha specificato quali sono le principali categorie di medicinali che possono essere dannosi per gli over 65.
Negli anziani costretti ad assumere quotidianamente farmaci, è probabile l’insorgenza di effetti collaterali che, in alcune ipotesi, potrebbero comportare conseguenze molto gravi per la salute. Ma quali sono le tipologie di medicinali maggiormente esposti al pericolo?
Il primo gruppo di farmaci a cui prestare attenzione è quello di benzodiazepine e sedativi-ipnotici (diazepam, lorazepam, alprazolam, zolpidem). Secondo uno studio dell’American Geriatrics Society, potrebbero determinare ansia e insonnia, con un maggior pericolo di cadute, fratture e stati deliranti. Occhio anche agli anticolinergici (difenidramina, amitriptilina, oxibutinina), di norma prescritti contro allergie, depressione e vescica iperattiva. Gli scienziati hanno scoperto che potrebbero causare ritenzione urinaria, stitichezza, bocca secca, problemi alla vista e addirittura declino cognitivo.
Chi assume con regolarità FANS (ibuprofene, diclofenac, ketoprofene) contro le infiammazioni, invece, potrebbe essere esposto a ulcere gastriche, sanguinamenti gastrointestinali, insufficienza renale e scompenso cardiaco. Non sono esenti da rischi i diffusissimi inibitori di pompa protonica (omeprazolo, pantoprazolo), usati in caso di gastrite e reflusso. È stato provato che un loro utilizzo costante provocherebbe un cattivo assorbimento di vitamina B12, magnesio e calcio, con il conseguente incremento di osteoporosi e decadimento cognitivo.
Gli antipsicotici atipici (risperidone, olanzapina, quetiapina), prescritti contro la demenza, aumenterebbero l’insorgenza di ictus, trombosi e morte improvvisa, mentre gli antidepressivi triciclici (amitriptilina, nortriptilina) avrebbero dei gravi effetti anticolinergici e cardiovascolari, con l’aumento del rischio di aritmie e cadute. I sulfoniluree di vecchia generazione (glibenclamide), usati contro il diabete, potrebbero, infine, determinare ipoglicemie prolungate, anche letali.
Alla luce degli studi richiamati, è essenziale non intraprendere mai cure fai-da-te ma consultare sempre uno specialista, per una prescrizione accurata e personalizzata, che tenga conto dello specifico stato di salute e dell’età del paziente. La cura, infatti, è efficace solo se i farmaci vengono selezionati con attenzione e adeguati periodicamente sulla base dei progressi o delle regressioni delle condizioni cliniche.
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