Per anni ho lasciato il TFR in azienda, poi un commercialista mi ha spiegato qual è la soluzione più conveniente

Come gestire al meglio il TFR per una previdenza integrativa vantaggiosa nel lungo periodo: il consiglio degli esperti.

TFR in azienda o nel fondo pensione? È questo il dilemma.
Quando si entra nel mondo del lavoro, la pensione sembra un traguardo lontano e, talvolta, persino irraggiungibile. Tuttavia, non è mai troppo presto per iniziare a prepararsi al ritiro dal mondo del lavoro. Uno dei quesiti a cui pensare attentamente è cosa fare del TFR.

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Per anni ho lasciato il TFR in azienda, poi un commercialista mi ha spiegato qual è la soluzione più conveniente – INFORMAZIONEOGGI.IT

Negli ultimi anni, molti lavoratori hanno lasciato il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) accumulato in azienda senza valutare alternative più proficue. Un commercialista esperto, però, può far comprendere che esistono soluzioni più convenienti per far crescere questo capitale, migliorando così la propria sicurezza economica futura. Nonostante ciò, ancora oggi solo quattro dipendenti su dieci decidono di destinare una parte del proprio reddito a strumenti di previdenza complementare, lasciando sul tavolo un’opportunità importante.

L’idea di reinvestire il TFR in fondi pensione dedicati rappresenta infatti un modo per mettere al sicuro una quota rilevante del proprio capitale, accedendo al contempo a benefici che vanno oltre la semplice conservazione del valore economico. La previdenza complementare consente di costruire una forma di risparmio integrativa che può trasformare il futuro pensionistico, offrendo prospettive più solide rispetto al semplice accantonamento in azienda.

I vantaggi della previdenza complementare rispetto al TFR lasciato in azienda

Per capire cosa conviene di più tra lasciare il TFR in azienda reinvestirlo in un fondo pensione è bene comprendere la principale differenza tra le due soluzioni. Ovvero: la possibilità di ottenere rendimenti mediamente più elevati. I dati storici dimostrano come i fondi previdenziali, sia aperti che chiusi, abbiano spesso superato la crescita del capitale trattenuto dall’impresa. Questo significa che chi sceglie di destinare periodicamente anche somme modeste alla previdenza complementare può costruire, nel tempo, un capitale più consistente e meglio gestito.

Persona pensierosa
I vantaggi della previdenza complementare rispetto al TFR lasciato in azienda – INFORMAZIONEOGGI.IT

Non solo il rendimento è più interessante, ma la previdenza complementare offre anche una maggiore flessibilità nella gestione dei versamenti e un approccio di investimento diversificato. Al contrario, il TFR lasciato in azienda tende a subire una rivalutazione fissa che può risultare meno competitiva nel lungo periodo.

Un ulteriore elemento di valore riguarda il contributo aggiuntivo del datore di lavoro in presenza di un fondo pensione di categoria. Questa integrazione obbligatoria, prevista da molti contratti collettivi, incrementa sensibilmente il capitale destinato alla previdenza, rendendo ancora più vantaggioso il ricorso a questi strumenti. Pianificare con anticipo e regolarità i versamenti significa, quindi, diminuire l’impegno mensile e ottenere benefici maggiori nel tempo.

Infine, la previdenza complementare permette anche di usufruire di vantaggi fiscali importanti, ottimizzando la posizione contributiva del lavoratore e riducendo l’incidenza delle imposte. Grazie a queste agevolazioni, è possibile impostare una strategia pensionistica solida, senza rinunciare alla tutela del proprio stipendio mensile.

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