Il caso riguarda un uomo che nel 2021 decide di avviare una nuova attività grazie a un progetto che offre finanziamenti agevolati.
Per accedere al prestito, ha aperto due conti correnti: uno ordinario e uno dedicato, dove ha versato una cauzione in contanti di 2.500 euro.

Il finanziamento, pari a 24.158 euro, prevede otto anni di rimborso, di cui due in preammortamento, cioè senza pagare subito le rate complete. Ma qualcosa va storto e perde i soldi della cauzione.
Finanziamento agevolato e cauzione di 2.500 euro: il caso
Tutto procede bene, l’uomo riceve il prestito e inizia a pagare. Però, dopo due rate, nel 2023 decide di estinguere il finanziamento in anticipo e chiede alla banca anche la restituzione della cauzione. L’intermediario fa i suoi calcoli e comunica che il debito residuo è ancora di oltre 20.600 euro, comprensivi di capitale, interessi e una penale per la chiusura anticipata.
Pertanto, il cliente riceve un rimborso molto inferiore a quanto si aspettava e sostenendo che c’era un errore nei calcoli. Ma la banca ribadisce che i calcoli sono corretti e che tutto è stato fatto come previsto dal contratto. L’uomo non soddisfatto della spiegazione della banca, si rivolge all’Arbitro Bancario Finanziario, sperando che gli venga restituito l’importo corretto, ma il Collegio prende una decisione inaspettata.
Secondo i giudici, non si tratta di una questione legata a spese extra o costi nascosti, ma solo a un disaccordo sui conteggi. In casi come questi, per accogliere un ricorso servono prove dettagliate e ben documentate, che non sono state esibite. Il Collegio conclude che non ci sono elementi per andare contro il conteggio della banca e chiude il caso senza dar seguito alla richiesta del cliente. (Decisione n. 3202 del 26 marzo 2025)
Ogni contratto deve essere valutato attentamente prima di essere firmato.
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