Pensioni, cambia tutto da settembre: nuovi requisiti e aumenti in arrivo

Le nuove misure sulle pensioni prenderanno forma a settembre, tutti i cambiamenti in vista della legge di Bilancio 2026.

A partire da settembre 2025 si aprirà una fase cruciale per il futuro del sistema previdenziale italiano. Quest’ultimo è in continua evoluzione e prossimamente il governo il governo darà il via alle valutazioni tecniche e politiche in vista della prossima legge di Bilancio, che conterrà importanti interventi in materia di pensioni. L’attenzione sarà concentrata sia sull’adeguamento degli importi pensionistici, sia sulla revisione delle regole per il pensionamento anticipato.

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Pensioni, cambia tutto da settembre: nuovi requisiti e aumenti in arrivo -informazioneoggi.it

A incidere sulle decisioni sarà anche la nota di aggiornamento al DEF, attesa entro il 27 settembre, che fornirà nuove stime sull’inflazione per il 2025. Questo dato risulterà determinante per la rivalutazione degli assegni pensionistici a partire da gennaio 2026, mentre si profilano anche cambiamenti significativi su requisiti anagrafici e contributivi.

Verso Quota 41 flessibile e rivalutazioni differenziate

Tra gli interventi da discutere ha un posto di primaria importanza il superamento di Quota 103, si tratta di una misura ritenuta ormai poco efficace per incentivare i pensionamenti anticipati. Il governo Meloni starebbe valutando l’introduzione di una Quota 41 flessibile, che consentirebbe l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni di età purché si siano maturati 41 anni di contributi.

Verso Quota 41 flessibile e rivalutazioni differenziate – informazioneoggi.it

Il neo di questa proposta sono le nuove regole sulla penalizzazione economica. Il taglio dell’assegno, previsto al 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni, non si applicherebbe però a chi ha un ISEE inferiore ai 35.000 euro.

Questa misura rappresenterebbe un’estensione dell’attuale Quota 41, finora riservata ai lavoratori precoci. Tuttavia, l’introduzione generalizzata comporterebbe un impatto sui conti pubblici stimato tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Per questo si stanno valutando criteri di accesso più selettivi, in modo da bilanciare sostenibilità finanziaria e tutela dei lavoratori.

Parallelamente, si attende l’adeguamento degli importi delle pensioni sulla base della rivalutazione legata all’inflazione. Secondo le prime stime, l’aumento dovrebbe oscillare tra l’1,6% e l’1,8%, ma con percentuali differenti a seconda della fascia d’importo. Le pensioni fino a 2.413,60 euro beneficeranno dell’indicizzazione piena, mentre per gli assegni più alti la rivalutazione sarà parziale, con aliquote ridotte fino al 75% del tasso.

Infine, tra i temi al vaglio ci saranno anche i possibili aggiornamenti a Opzione Donna e nuove misure per incentivare l’adesione ai fondi di previdenza complementare. Inoltre, la riforma fiscale potrebbe portare a un taglio dell’Irpef per il secondo scaglione di reddito, con riflessi positivi anche sui trattamenti pensionistici, a partire dal 2026.

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