Si può usare la Legge 104 per andare in vacanza con il familiare disabile: quello che devi sapere

La Legge 104 consente viaggi e gite con il familiare disabile, se mirati al suo benessere. Ecco cosa ha stabilito la Cassazione.

I permessi previsti dalla Legge 104 sono uno strumento fondamentale per garantire assistenza a persone con disabilità grave. Si tratta di giorni retribuiti concessi ai lavoratori che si prendono cura di un familiare non autosufficiente, al fine di offrire un supporto concreto alla vita quotidiana dell’assistito. Ma c’è un quesito che spesso si pongono i beneficiari: è possibile utilizzare questi permessi per fare una vacanza o una gita fuori porta con il familiare disabile, magari coinvolgendo anche altri componenti della famiglia?

Persone su una strada
Si può usare la Legge 104 per andare in vacanza con il familiare disabile: quello che devi sapere – informazioneoggi.it

La risposta non è scontata, poiché i permessi 104 non devono essere utilizzati per fini personali estranei all’assistenza. Tuttavia, la giurisprudenza – in particolare la sentenza n. 12679 della Corte di Cassazione – ha recentemente tracciato un orientamento più chiaro, sottolineando come il benessere dell’assistito resti il fulcro del diritto, anche quando questo si concretizza in un contesto diverso dalla semplice permanenza domestica.

Quando è legittimo l’utilizzo dei permessi 104 per viaggi o gite

Per comprendere fino a che punto sia possibile una vacanza durante i permessi della Legge 104, è importante chiarire un principio stabilito dalla magistratura: l’assistenza deve essere effettiva e reale, ma non per forza ininterrotta o esclusiva. Il lavoratore, durante il periodo di permesso, può svolgere anche altre attività compatibili con l’obiettivo dell’assistenza, come accompagnare il familiare a visite mediche, fare la spesa per lui o occuparsi di pratiche burocratiche.

persone di spalle
Quando è legittimo l’utilizzo dei permessi 104 per viaggi o gite -informazioneoggi.it

Nel caso specifico analizzato dalla Cassazione, un lavoratore aveva accompagnato la moglie, affetta da grave forma di asma, per alcuni giorni in una località marina, con l’intento di migliorarne la respirazione. Il datore di lavoro aveva contestato l’uso del permesso per quella che appariva come una vacanza personale. Tuttavia, la Corte ha ritenuto illegittimo il licenziamento, confermando che il soggiorno rispondeva a una finalità terapeutica e assistenziale.

Ciò che conta, dunque, è che l’attività svolta durante i giorni di permesso sia finalizzata al benessere del familiare disabile, anche se in forma più “elastica” rispetto alla tradizionale idea di assistenza. Una breve gita o una vacanza mirata, se utile alla salute fisica o psicologica dell’assistito, non costituisce un abuso del diritto. Al contrario, può rientrare pienamente tra le modalità legittime di esercizio del permesso.

Va invece escluso ogni utilizzo distorto: chi sfrutta il permesso per fini del tutto personali, come un secondo lavoro o svaghi indipendenti, si espone a sanzioni disciplinari, anche gravi. La tracciabilità delle attività e la disponibilità del lavoratore restano parametri essenziali per verificare il corretto utilizzo dell’agevolazione.

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