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Pensioni

NASpI prima della pensione: 5 FAQ per una strategia possibile

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Accedere alla pensione dopo la NASpi, sono 5 le domande poste che delineano una strategia possibile per il pensionamento. Analizziamo tutti gli aspetti

Un nostro lettore M., ci ha sottoposto un quesito molto interessante che riguarda una possibile strategia di uscita dal lavoro, sfruttando la NASpI prima dell’accesso alla pensione con Quota 41 per lavoratori precoci.

NASpI prima della pensione: 5 FAQ per una strategia possibile (Informazioneoggi.it)

La riportiamo, riformulandola per chiarezza: “Dal 1° luglio ho maturato 41 anni e 1 mese di contributi, secondo l’estratto certificativo INPS. Se lavorassi ancora fino a fine settembre, potrei coprire anche i tre mesi di finestra previsti per Quota 41, giusto? A quel punto, se vengo licenziato per giustificato motivo oggettivo verso ottobre o comunque entro fine anno, l’INPS sarebbe tenuta a riconoscermi la NASpI? Potrei così aspettare eventuali novità dalla legge di Bilancio, e nel frattempo usufruire della disoccupazione. Mi mancherebbero circa 19 o 20 mesi di NASpI, ma forse non riuscirei a completarli tutti, perché nel frattempo supererei i 43 anni e 1 mese. È una strada percorribile? I mesi di NASpI verrebbero conteggiati anche per la pensione, o solo i 41 anni effettivi? Mi chiedo questo perché, quando mia moglie era in NASpI, l’INPS mi disse che non era fiscalmente a carico perché percepiva comunque un reddito. Vale anche in questo caso?”

NASpi prima della pensione: 5 domande e risposte utili

La domanda del signor M. tocca diversi punti fondamentali del sistema previdenziale e merita una risposta dettagliata.

NASpi prima della pensione: 5 domande e risposte utili (Informazioneoggi.it)

Dal 1° luglio iniziano i 41 anni e 1 mese: calcolo corretto? Se, come risulta dall’estratto certificativo INPS, al primo luglio ha raggiunto i 41 anni e 1 mese di contributi effettivi, lavorando fino a fine settembre coprirebbe anche i tre mesi di finestra previsti per accedere alla pensione anticipata con Quota 41. A partire da ottobre, quindi, avrebbe pieno diritto ad andare in pensione, sempre che siano rispettati tutti i requisiti richiesti per i lavoratori precoci.

Se vengo licenziato a ottobre per giustificato motivo oggettivo, posso accedere alla NASpI?

Si, se il licenziamento è per giustificato motivo oggettivo, ad esempio per esigenze organizzative dell’azienda, l’INPS è obbligata a riconoscere la NASpi. Il licenziamento è considerato una causa involontaria di perdita del lavoro e l’INPS è tenuta a riconoscere l’indennità, a condizione che sussistano almeno 13 settimane di contributi versati nei quattro anni precedenti e almeno 30 giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno. Quindi sì, avrebbe diritto alla NASpI, per una durata pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi 4 anni, fino a un massimo di 24 mesi.

È una strategia perseguibile attendere l’eventuale manovra di governo?

Potrebbe essere una strategia utile. Accedere alla NASpI consente infatti di posticipare l’uscita definitiva dal mondo del lavoro, coprendo un periodo di transizione in cui si resta comunque tutelati economicamente. La NASpI le consentirebbe di coprire quel periodo senza accedere subito alla pensione, e di valutare se una nuova legge nel 2026 (o nella prossima Legge di Bilancio) sia più favorevole.

Come verrebbero conteggiati i mesi di NASpI?

Solo figurativi o anche validi per pensione? I mesi coperti da disoccupazione vengono accreditati come contributi figurativi. Questo significa che sono validi sia per il diritto alla pensione sia, in buona parte dei casi, per il calcolo dell’importo, se vi è una retribuzione precedente adeguata. Precisiamo che per la pensione anticipata con Quota 41  i contributi figurativi da disoccupazione non possono essere utilizzati per raggiungere i 35 anni di contributi effettivi richiesti come soglia minima interna a questa misura previdenziale. Nel caso esposto, i 41 anni sono già stati maturati per intero con lavoro effettivo, per cui i mesi di NASpI non sarebbero più necessari ai fini del diritto, ma risulterebbero comunque utili nel computo complessivo e nel calcolo dell’assegno pensionistico.

Perché, se mia moglie era in NASpI, risultava con reddito e non a carico?

La NASpI è soggetta a tassazione IRPEF e costituisce un reddito personale, motivo per cui il percettore non può risultare fiscalmente a carico di altri, nemmeno del coniuge. Lo stesso principio si applicherà anche al signor Massimo nel caso in cui decida di accedere alla NASpI.

In conclusione, la strategia ipotizzata è certamente percorribile. Permette di tenersi aperta una finestra temporale in attesa di potenziali novità legislative, mantenendo al contempo il diritto pieno alla pensione con Quota 41 già acquisito. Inoltre, i mesi di NASpI andrebbero a contribuire alla pensione in termini figurativi e, se non dovesse intervenire alcuna novità normativa.

Per casi così delicati e personalizzati, resta comunque consigliabile rivolgersi ad un patronato o un consulente del lavoro esperto in materia previdenziale.

Leggi anche:

Pensione APE Sociale con riserva: cosa significa e quando arriva la risposta definitiva dell’INPS

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