Le tensioni tra Israele e Iran hanno dirette conseguenze sul mercato: ecco le possibili ripercussioni sui costi della benzina e dell’energia.
Gli attacchi tra Israele e Iran hanno dato una forte scossa ai mercati finanziari globali, con un immediato aumento dei prezzi del petrolio. Come riportato dalla BBC, nel pomeriggio di venerdì, il costo del greggio ha avuto un‘impennata del 7%.
Crescono dunque le preoccupazioni su un possibile nuovo periodo di prezzi dell’energia elevati. Questa situazione potrebbe tradursi in aumento dei costi non solo per la benzina, ma anche per beni di consumo quotidiano e le vacanze.
Una situazione simile si è già vissuta a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, a cui seguì un drastico aumento dei costi dell’energia e della vita.
In un lungo approfondimento pubblicato sulla BBC, gli esperti di economia hanno analizzato la reazione dei mercati nelle ore successive all’attacco di Israele in Iran. Il prezzo del greggio Brent, il principale parametro di riferimento a livello internazionale, ha superato il 10% per poi stabilizzarsi intorno ai 75$ dollari a barile. Si tratta di un aumento del tutto normale date le circostanze.
È bene inoltre ricordare che il prezzo attuale del greggio Brent è ancora inferiore del 10% rispetto al 2024 e molto al di sotto dei picchi sfiorati nel 2022, quando arrivò a circa 130$ a barile. Tuttavia, l’aumento dei prezzi del petrolio all’ingrosso si riflette in modo diretto sui costi della benzina. Un aumento dell’energia, inoltre, va a influenzare i prezzi di numerosi prodotti, va a infatti a incidere sui costi di produzione e trasporto.
Ad esempio, nel settore alimentare, il rincaro energetico può far lievitare i prezzi a causa dell’aumento dei costi di macchinari agricoli, trasporto, lavorazione e confezionamento dei prodotti. Va sottolineato che questo scenario si realizzerà solo nel caso i cui i prezzi dell’energia resteranno elevati per un periodo prolungato.
Come sottolineato da David Oxley, esperto di economia, un aumento di 10 dollari nel prezzo del petrolio si traduce in circa 7 centesimi di più a litro di benzina nella pompa.
Anche i prezzi del gas hanno subito un aumento dopo gli attacchi, tuttavia l’impatto sulle famiglie arriverà probabilmente in modo graduale per via dei meccanismi di regolamentazione e ai limiti imposti alle tariffe da parte delle autorità competenti.
Rimane decisivo il rischio di un’eventuale interruzione della navigazione nello Stretto di Hormuz, che rappresenta una via strategica per circa un quinto della produzione mondiale di petrolio. Sebbene uno scenario del genere sia considerato improbabile, l’Iran ha più volte minacciato questa azione, rendendo il rischio percepito più concreto e contribuendo all’aumento dei prezzi.
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