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Pensione: cosa cambia tra sistema retributivo, contributivo e misto? La verità è sconvolgente

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L’importo della pensione di vecchia cambia a seconda dei tre metodi di calcolo che possono essere utilizzati. In cosa differiscono? Scopriamolo.

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto importanti innovazioni per la determinazione dell’importo della pensione di vecchiaia.

Cosa cambia tra il metodo di calcolo retributivo, misto e contributivo? – informazioneoggi.it

Per coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996 e che, dunque, hanno un montante che ricade nel sistema retributivo, non sono previste penalizzazioni. Per coloro che, invece, hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 (i cd. contributivi puri), è stata prevista una riduzione della soglia minima di pensione che deve essere maturata per usufruire della misura.

Vediamo, dunque, quali sono le condizioni per accedere alla pensione di vecchiaia.

Leggi anche: “Calcolo pensione dipendenti: cosa cambia tra sistema retributivo, misto o contributivo? La differenza è importantissima“.

Come si calcola la pensione di vecchiaia con i metodi retributivo, misto e contributivo?

I presupposti validi per smettere di lavorare con la pensione di vecchiaia sono quelli previsti dalla Legge Fornero.

Nel dettaglio, servono almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi (valgono anche quelli figurativi e da riscatto). L’assegno decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della richiesta (non ci sono, dunque, finestre mobili).

A seconda del momento in cui il lavoratore ha iniziato a versare i contributi, poi, ci sono delle differenze relative all’importo della pensione spettante. La Legge di Bilancio 2024 ha stabilito che chi ha cominciato dal 1° gennaio 1996 deve necessariamente maturare un assegno pari almeno all’ammontare dell’Assegno sociale (che per il 2024 è di 534,41 euro).

Per chi, invece, ha maturato il diritto alla pensione prima del 2024, resta valida la vecchia condizione dell’importo pari a 1,5 volte l’Assegno sociale.

Leggi anche: “Pensioni: cosa succede con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo? La risposta è inaspettata“.

Ma quali sono i metodi di calcolo dell’assegno pensionistico? Attualmente, i sistemi sono tre: retributivo, misto e contributivo. Il sistema retributivo è rivolto a coloro che hanno almeno 18 anni di contribuzione entro dicembre 1995 e si applica per i periodi assicurativi fino al 31 dicembre 2012. Non prevede ulteriori limiti oltre ai 67 anni di età e ai 20 di contributi.

Il sistema misto, invece, riguarda chi ha meno di 18 anni di contributi entro la fine del 1995. Comporta il calcolo con sistema retributivo per i versamenti fino al 31 dicembre 1995 e con sistema contributivo per quelli successivi. Anche in tal caso, non sono previsti requisiti aggiuntivi oltre a quello anagrafico e contributivo.

Il sistema contributivo, infine, coinvolge coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996 e prevede il presupposto aggiuntivo dell’assegno pensionistico pari almeno all’importo dell’Assegno sociale (534,41 euro).

Per chi, invece, ha maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2023, è necessario un assegno pensionistico non inferiore a 801,615 euro.

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