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Pensioni

Pensione Opzione donna: la riforma cambia tutto anche la penalizzazione, come calcolarla e i nuovi requisiti

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Il Governo ha intenzione di riconfermare e rinnovare Opzione Donna. La Legge di Bilancio 2024 riserverà una serie di novità.

In attesa della Riforma delle pensioni del prossimo anno, l’Esecutivo si appresta a riconfermare una serie di strumenti di pensione anticipata, per evitare il ritorno assoluto della Legge Fornero.

Il Governo ha intenzione di modificare i requisiti anagrafici di accesso per Opzione Donna – InformazioneOggi.it

In particolare, uno degli obiettivi sarebbe la modifica del meccanismo alla base di Opzione Donna.

Le novità introdotte con l’ultima Legge di Bilancio sono state fortemente criticate dai sindacati perché eccessivamente restrittive. Nel 2023, infatti, solo poche contribuenti hanno potuto usufruire dell’uscita anticipata con Opzione Donna.

La condanna più grave riguarda lo sconto sul requisito anagrafico per coloro che hanno dei figli. Il Governo si è sempre giustificato facendo leva sulla mancanza di fondi e, dunque, per il 2024 potrebbe essere introdotto un nuovo presupposto di accesso, a 61 anni per tutte, anche per chi non ha figli.

Riforma Opzione Donna: quali condizioni potrebbero essere introdotte per il prossimo anno?

L’attuale normativa di Opzione Donna prevede la necessità, per le lavoratrici dipendenti e per le autonome, di andare in pensione con 60 anni di età e 35 anni di contribuzione.

Per coloro cha hanno figli, però, è possibile l’anticipo del pensionamento fino a due anni. Nel dettaglio, possono congedarsi a 59 anni coloro che hanno un solo figlio e a 58 anni coloro che hanno due o più figli.

Dal 1° gennaio 2023, però, la misura è accessibile soltanto a tre categorie di beneficiarie:

  • disabili al 74%;
  • caregivers, da almeno 6 mesi, di familiari disabili gravi;
  • disoccupate o dipendenti di aziende in crisi.

Queste nuove condizioni hanno provocato profonda indignazione da parte delle contribuenti escluse e dei sindacati, perché ritenute fortemente discriminatorie.

Per rendere il sistema maggiormente egualitario, l’Esecutivo potrebbe apportare delle modifiche, con la prossima Manovra finanziaria.

È molto improbabile che si ritorni ai requisiti anagrafici vigenti fino al 2022, ossia 58 anni per le lavoratici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome.

Si pensa, infatti, ad estendere la possibilità di andare in pensione a tutte (a prescindere dalla presenza di figli), al raggiungimento dei 61 anni.

In altre parole, si accederebbe al pensionamento in anticipo per mezzo dei requisiti dell’APE Sociale e verrebbe meno la differenziazione tra chi ha figli e chi non li ha.

Finestra di uscita: in cosa consiste?

In base alle ultime indiscrezioni, potrebbe essere modificata anche la finestra di uscita di Opzione Donna.

Attualmente, per ricevere la prima rata dell’assegno pensionistico, bisogna attendere 12 mesi dalla maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi richiesti. Ad esempio, chi raggiunge i presupposti quest’anno, percepirà la pensione solo nel 2024.

Il progetto del Governo, in tal senso, sarebbe quello di garantire uno sconto sui tempi di attesa della prestazione, fissandoli a massimo 6 mesi.

In questo modo, verrebbe garantita alle beneficiarie l’opportunità non solo di smettere di lavorare molto prima rispetto alle tempistiche vigenti imposte dalla Legge Fornero, ma anche di percepire i soldi spettanti in maniera più celere.

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