Messaggi Whatsapp: la polizia li può leggere e ottenere i tabulati? La risposta che in pochi sanno

Messaggi WhatsApp, sono davvero inviolabili oppure le Forze dell’Ordine possono leggerli? La domanda è molto attuale. 

A causa degli ultimi tragici eventi accaduti a danno di giovanissime vittime potremmo chiederci se la Polizia può leggere i messaggi scambiati con i cellulari. Infatti se costituiscono una prova di innocenza o colpevolezza sono in grado di decidere le sorti della persona oggetto di controlli.

la polizia può leggere i messaggi whatsapp
La polizia non riesce a decifrare i messaggi con crittografia end-t-end – InformazioneOggi.it

La Polizia ha ampi poteri, ma non può violare la privacy delle persone; ovviamente in caso di reati gravi (o comunque presunti tali) le Forze dell’Ordine hanno il dovere di indagare a fondo. Ma cosa succede se l’indagine deve coinvolgere gli smartphone e la tecnologia di WhatsApp? La risposta non è scontata.

Ecco cosa può fare la Polizia sui messaggi WhatsApp, quando ritiene che potrebbero rappresentare una prova

Tecnicamente parlando, i messaggi – e anche i video, le foto e i contenuti multimediali – scambiati sull’App di messaggistica sono protetti da crittografia end-to-end.

Significa che nessuno, nemmeno gli sviluppatori dell’App, possono decifrare i contenuti e messaggi scambiati tra i soggetti. Quindi nemmeno la Polizia ha la tecnologia o il modo per decifrare le conversazioni.

È anche vero però che se è in corso un’indagine, le Forze dell’Ordine possono sistemare dei microfoni-spia per ascoltare cosa dicono gli indagati. Nel caso del telefono, però, non si potrà sentire la voce dell’interlocutore.

I malviventi allora potrebbero pensare che scambiando informazioni su WhatsApp siano completamente al sicuro. In realtà, se ad un certo punto dell’indagine è necessario, la Polizia può sequestrare i dispositivi stessi, e visionare le conversazioni. Anche i messaggi cancellati possono essere recuperati, grazie al lavoro di esperti.

Questo è ciò che è accaduto – ad esempio – al noto politico Ignazio La Russa, che ha concesso il permesso (nonostante l’immunità parlamentare) di visionare il telefono che usava il figlio, accusato di violenza sessuale. Le indagini sono ancora in corso per stabilire l’innocenza o la colpevolezza dell’indagato.

Inoltre le Forze dell’Ordine, indipendentemente da WhatsApp, possono ottenere altre informazioni molto utili grazie ai tabulali telefonici. Con il cellulare a disposizione si arriva ai nominativi/numeri in rubrica, alle chiamate effettuate e ricevute, al tipo di rete usata, e anche ai siti web che l’utente visita con un cellulare connesso.

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