La pandemia è finita, o forse no, o forse dovremo avere a che fare con altre pandemie, o forse saremo liberi ma solo se non abbassiamo la guardia.
Numerose sono le dichiarazioni rilasciate dall’OMS ma anche dai vari Governi di tutto il mondo che hanno ancora a che fare col Covid. Riassumendole, alla fine, non si capisce bene quale sia la situazione.
Dopo tre lunghi anni di terrore, disagi sociali e lavorativi, disservizi diffusi a livello sanitario e ingiustizie nell’ambito dei diritti individuali, le persone desideravano solamente una cosa: che l’emergenza finisse.
Pian piano, dopo il primo anno di restrizioni assolute, le cose hanno cominciato a stabilizzarsi: mascherine non più obbligatorie ma consigliate soprattutto in luoghi più a rischio, vaccini non più obbligatori ma consigliati alle categorie a rischio, libertà di poter fare “assembramenti” al bar o al ristorante, e nei luoghi di interesse pubblico.
Ogni Paese, a seconda della situazione sanitaria, ha preso durante gli ultimi mesi le misure ritenute più idonee. Poi, finalmente, le dichiarazioni di Tedros Ghebreyesus, il capo dell’OMS, emesse dopo aver consultato il Comitato di Emergenza IHR. Ecco cosa è emerso dal report degli esperti, e quali sono gli elementi contraddittori di tutta la “faccenda” Covid.
La pandemia è finita, oppure no? La situazione attuale e il piano per i prossimi anni
La dichiarazione da parte del capo dell’OMS è sembrata a molti un po’ anacronistica: infatti che il virus Sars-cov-2 sia diventano meno pericoloso lo si evince già da qualche tempo, stando ai numeri e ai dati che vengono pubblicati dagli enti competenti.
Il virus circola ancora e fa ancora danni e morti, ma non è più letale come prima; inoltre, grazie alla vaccinazione di massa (finora sono state sono state somministrate 13 miliardi di dosi) e all’immunità acquisita anche con i guariti dalle infezioni, la malattia è maggiormente sotto controllo. Sono stati anche approvati protocolli di cura efficaci, che permettono di limitare i danni causati dal Covid, soprattutto se la malattia viene presa in tempo.
Il piano contro le future pandemie, Covid compreso
Nel documento ufficiale pubblicato a seguito della riunione del Comitato di emergenza del RSI (2005) sulla pandemia di COVID-19 emergono interessanti e importanti informazioni. In primis, i dati sulla situazione attuale: decessi, ricoveri, guariti, andamento delle mutazioni del virus eccetera.
Poi compaiono le “previsioni sulle pandemie future a causa di virus respiratori” e le indicazioni agli Stati su come dovranno prepararsi.
Il Comitato, tenendo conto di tutti i parametri, ha convenuto che “sebbene SARS-CoV-2 sia stato e continuerà a circolare ampiamente e ad evolversi, non è più un evento insolito o inaspettato“. Tutto bene, dunque, o forse non proprio.
I “rimasugli” di un’emergenza che forse non finirà mai
Nonostante le “rassicurazioni” sul fatto che il Covid ormai è virus gestibile, assistiamo quotidianamente a episodi che non fanno pensare ad una endemia, ad un virus ormai gestibile. Basti pensare agli obblighi di mascherina che ancora insistono qua e là, “a macchia di leopardo”, decisi non si sa in base a quale normativa vigente o passata.
Nonostante contro il Covid esistano vaccini e cure, basta che venga rilevata una positività che subito scattano le misure di contenimento. Il caso del Giro d’Italia è eclatante.
Guardandoci intorno, poi: troviamo ancora – presso uffici postali, ospedali, banche e anche negozi – i misuratori di temperatura, che adesso non dovrebbero servire più.
Troviamo ancora i cartelli affissi ai luoghi di incontro sociale con istruzioni per il distanziamento, su come lavarsi e igienizzare le mani – eppure proprio poco tempo fa è emerso che troppi disinfettanti fanno male e concorrono all’aumentare dell’antibiotico-resistenza – e a cosa fare in caso di febbre sopra i 37 gradi.
Non mancano appelli di vario tipo, diffusi su canali di informazione, a “non abbassare la guardia”, come se ci si trovasse di fronte ad un nemico capace di intendere e di volere, pronto ad attaccarci quando meno ce lo aspettiamo.
Le parole usate per il Covid sono di una “potenza” difficile da non avvertire: la comunicazione è sempre stata perpetrata con toni “da guerra” e continua su questo stile:
Continua a uccidere, continua a cambiare e resta il rischio che emergano varianti che porteranno a ulteriori picchi di casi e decessi.
Sono alcune delle parole pronunciate sempre dal capo dell’OMS. Non possiamo dimenticare ci che l’ex premier Draghi disse di fronte al suo popolo: “l’appello a non vaccinarsi significa appello a morire: se non ti vaccini ti ammali, contagi, muori, poi lei, lui muore“.
La confusione regna sovrana, le informazioni sono contrastanti: nonostante la comprovata inefficacia dei vaccini (anche chi ha fatto le dosi si è ammalato) e nonostante l’impossibilità di capire se esistano effetti avversi gravi o meno, la strada tracciata è quella di una pandemia infinita, di una previsione catastrofica per i prossimi anni a cui dovremo far fronte: in primis, con le vaccinazioni per tutta la vita.
“Integrare la vaccinazione contro il COVID-19 nei programmi di vaccinazione per tutto il corso della vita. Gli Stati parti dovrebbero continuare gli sforzi per aumentare la copertura vaccinale contro il COVID-19 per tutte le persone nei gruppi ad alta priorità […] con i vaccini raccomandati dall’OMS e continuare ad affrontare attivamente l’accettazione dei vaccini e i problemi relativi alla domanda con le comunità“.
Queste sono alcune delle indicazioni che dovranno rispettare tutti gli Stati. Una cosa è certa: la pandemia è finita, ma i pericoli da essa derivanti no.