Non è terminata la paura per la salute a livello globale; la nuova minaccia adesso è rappresentata dall’antibiotico resistenza.
In particolare, da ceppi di Escherichia Coli, che non rispondono all’attacco degli antibiotici. L’ECDC (European Center for Diseases Control and Prevention) lancia l’allarme e le proiezioni per il prossimo futuro non sono rassicuranti.
I numeri dei report, a volte, possono essere davvero impietosi: mettono di fronte alla cruda realtà e non rimane che esaminarli, per trovare la soluzione e ipotizzare cosa potrà succedere nell’immediato futuro.
È ciò che ha fatto anche l’European Center for Diseases Control and Prevention, che ha stilato un rapporto dalle prospettive inquietanti: i casi di infezione senza possibilità di cura con gli antibiotici attuali sarebbero destinati a crescere vertiginosamente, anche in Europa.
Il fenomeno dell’antibiotico resistenza è noto da anni, e gli scienziati da sempre temono che possa innescare gravissimi problemi di salute pubblica, con relativi costi per le strutture sanitarie.
Soffermandoci in particolare su uno dei Batteri coinvolti in questo fenomeno, l’Escherichia Coli, riportiamo quanto emerge dall’ultimo report pubblicato dall’ECDC. Sembra che siano in aumento i casi di infezione da batteri E. coli “portatori del gene blaNDM-5“; si tratta di ceppi che sono resistenti ai carbapenemi, quella tipologia di antibiotici che venivano usati solo in extremis, ovvero se gli altri non funzionavano.
L’analisi dei dati, conferma “per l’Italia 6 casi isolati nel 2017-2018; 403 in Francia tra il 2019 e il 2022); 158 in Olanda tra il 2012 e il 2022“.
Nell’area europea, dunque, finora la resistenza ai carbapenemi nell’E. Coli era stata molto bassa; ma il nuovo studio che ha individuato i ceppi portatori del gene blaNDM-5 asserisce che questi sono resistenti anche “ad altri gruppi di antibiotici, come aminoglicosidi, fluorochinoloni e trimetoprim-sulfametossazolo“. Dunque, diventa sempre più difficile trattare i soggetti che si sono infettati.
Va anche detto che secondo i dati di un rapporto decennale, “quasi l’85% dei casi isolati con informazioni disponibili su viaggi e/o ricoveri era collegato a paesi al di fuori dell’UE/SEE, principalmente in Africa e in Asia“.
L’allarme però riguarda il fatto che sia tramite gli spostamenti delle persone sia tramite i casi ospedalieri, i ceppi resistenti potrebbero crescere a dismisura, causando ingenti danni sanitari alla popolazione e conseguenti costi per le strutture sanitarie.
Finora si stimano più di 35 mila decessi all’anno per via dell’antibiotico resistenza e questo fenomeno, se non verrà contrastato adeguatamente, avrà un impatto superiore alle pandemie influenzali, alla tubercolosi e all’AIDS messi insieme.
Negli ultimi tempi, la ricerca sta andando verso la produzione di vaccini anche contro i batteri più resistenti. Parliamo di studi in atto, e già in fase avanzata, di vaccini a mRNA che dovrebbero sconfiggere la Klebsiella pneumoniae, lo Stafilococco aureo, il Clostridium difficile e anche la peste.
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