Per la pensione di invalidità, è necessario uno specifico requisito contributivo oppure si può percepire anche senza contributi? La legge non lascia dubbi.
L’INPS versa due differenti tipologie di prestazioni ai soggetti affetti da invalidità: i trattamenti assistenziali e i trattamenti previdenziali.
I primi spettano a chi si trova in condizioni di disagio economico; i secondi, invece, sono destinati agli invalidi che lavorano o che hanno lavorato e, dunque, possiedono versamenti contributivi e assicurativi.
Quando è possibile presentare richiesta per la pensione di invalidità senza contributi? Analizziamo la disciplina normativa e scopriamolo.
I trattamenti assistenziali sono riconosciuti ai soggetti che hanno un’invalidità superiore al 74% e che versano in uno stato di bisogno economico, ai sensi della Legge 118/1971.
Con una percentuale compresa tra il 75% e il 99%, si parla di invalidità parziale, che consente di ricevere l’assegno mensile di assistenza. Con l’invalidità totale al 100%, invece, spetta la pensione di invalidità. Se, poi, al richiedente è riconosciuta anche l’impossibilità di deambulare e svolgere le normali azioni della vita quotidiana in autonomia, può beneficiare dell’indennità di accompagnamento. Quest’ultima, a differenza della pensione di invalidità, non è legata al rispetto di determinate soglie reddituali.
Il primo step per la richiesta della prestazione è l’inoltro della domanda di invalidità civile all’INPS. Successivamente, si dovrà sostenere la visita di accertamento sanitario dinanzi ad una Commissione medica dell’ASL. Al termine dell’accertamento, i medici redigeranno un verbale, in cui sarà indicata la percentuale di invalidità riconosciuta.
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Il requisito sanitario dell’invalidità superiore al 74%, tuttavia, non è da solo sufficiente per ottenere l’assegno pensionistico. Il richiedente, infatti, deve rientrare in specifiche soglie reddituali.
Nel dettaglio, il limite, per il 2023, è di:
Gli invalidi civili parziali hanno diritto all’assegno mensile di assistenza, mentre gli invalidi civili totali alla pensione di invalidità. L’importo del sussidio è uguale a 313,91 euro al mese.
Per inviare richiesta per la pensione di invalidità, infine, la normativa di riferimento prescrive il rispetto anche di alcuni requisiti amministrativi. Il richiedente deve avere:
Oltre ai trattamenti assistenziali, l’INPS eroga anche trattamenti previdenziali, in favore degli invalidi che hanno una determinata anzianità contributiva.
Se, infatti, si possiedono dei versamenti previdenziali o assistenziali, si può presentare domanda per l’Assegno Ordinario di Invalidità. Si tratta di un sussidio versato ai lavoratori con una capacità lavorativa ridotta a meno di 1/3, a causa di un’infermità fisica o mentale. Dura per 3 anni e, alla scadenza, è rinnovabile tramite la presentazione di una nuova domanda.
Dopo 3 riconoscimenti consecutivi, l’Assegno diviene definitivo. L’INPS, tuttavia, ha la facoltà di disporne la revisione. L’Istituto, dunque, può ordinare accertamenti medico-legali, per verificare che il beneficiario abbia ancora tutti i requisiti per il versamento del sussidio economico.
Al compimento dell’età pensionabile (attualmente fissata a 67 anni), infine, l’Assegno Ordinario di Invalidità si trasforma d’ufficio in pensione di vecchiaia.
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L’Assegno Ordinario di Invalidità è destinato ai lavoratori:
Come già anticipato, i richiedenti, inoltre, devono possedere una capacità lavorativa inferiore a 1/3, debitamente accertata da una Commissione medico-legale dell’INPS.
Sono anche necessari almeno 260 contributi settimanali (5 anni), dei quali 156 (ossia 3 anni) maturati nei 5 anni antecedenti l’invio della domanda. Per il raggiungimento dell’età contributiva minima, sono utili anche i versamenti esteri, accreditati in Stati convenzionati con l’Italia.
Non sono previsti, infine, dei limiti reddituali, ma, superati i 36.642,45 euro (cioè una cifra 5 volte maggiore del trattamento minimo), l’Assegno si riduce del 50%.
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