Pensione di reversibilità alla morte di un genitore: quando vige il diritto

La pensione di reversibilità spetta ai familiari superstiti di un lavoratore assicurato INPS o di un pensionato ma solo a specifiche condizioni.

Il trattamento protagonista dell’articolo di oggi è una forma di sostegno dedicata ai familiari di un lavoratore o pensionato deceduto.

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La reversibilità è un diritto spettante al coniuge, alla persona unita civilmente nonché ad altri familiari del deceduto. L’obiettivo è permettere ai superstiti di continuare ad avere un’entrata mensile che possa permettere loro di “sopravvivere” economicamente alla morte del lavoratore o pensionato INPS. L’importo spettante varia a seconda del reddito del beneficiario e di altre variabili come il numero di componenti a carico del defunto al momento della morte. Questo perché la pensione viene erogata tenendo conto di una specifica percentuale della somma spettante al soggetto deceduto che cambia a seconda del numero di superstiti nonché del grado di parentela. Ma andiamo per ordine.

Un lettore chiede “Mia mamma è morta e prendeva la reversibilità di mio padre. Io sono invalido civile parziale al 75%, disoccupato con reddito solo invalidità civile categorie protette Legge 68 […] sono divorziato con due figli non a carico. Posso percepire la reversibilità di mia mamma in quanto abitavo con lei […]?“.

Pensione di reversibilità, se il genitore percettore muore cosa accade?

Al momento del decesso del pensionato (il padre del lettore nel nostro caso), l’INPS eroga un trattamento pensionistico chiamato pensione ai superstiti. Condizione necessaria è che il deceduto risulti già titolare di pensione diretta (di vecchiaia oppure anticipata). In alternativa si riconosce la pensione indiretta qualora l’assicurato abbia maturato

  • 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa
  • 5 anni di anzianità contributiva e assicurativa di cui almeno tre anni nei cinque precedenti alla data della morte.

In base all’importo della pensione del pensionato/lavoratore si definirà l’entità della reversibilità dovuta al coniuge, figli, nipoti e ai familiari diretti del defunto a condizione che questi risultassero a carico del pensionato deceduto al momento della morte e, dunque, in una situazione di non efficienza economica e di impossibilità al mantenimento autonomo. Altra condizione la convivenza con il pensionato defunto.

Tali direttive supportano la tesi secondo cui il nostro lettore non ha diritto alla pensione di reversibilità del padre della quale risultava beneficiaria solamente la madre – questa l’interpretazione leggendo il quesito. Il figlio invalido, infatti, deve risultare a carico del genitore per ricevere la reversibilità al momento della morte. In questo modo avrebbe diritto ad una percentuale della quota di reversibilità. Nel quesito non è specificato se il figlio invalido ha percepito o meno tale quota al momento della morte del padre. Sembrerebbe di no e, di conseguenza, non avrebbe diritto ad alcun trattamento o percentuale di esso.

Requisiti per essere considerati figli superstiti

I figli hanno diritto alla pensione di reversibilità se minorenni oppure maggiorenni fino ai 21 anni se studenti delle scuole superiori o istituti professionali e fino ai 26 anni se studenti universitari. La normativa, poi, richiede la vivenza a carico del genitore al momento della morte per tutti i figli maggiorenni. Se inabili al lavoro il diritto alla reversibilità è indipendente dall’età a condizione che al momento del decesso il figlio inabile sia a carico del genitore.

Significa che coloro che a causa di un’infermità o difetto fisico o mentale si trovano nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa per avere diritto alla pensione ai superstiti debbano

  • non avere alcun reddito annuo pari a quello previsto per l’erogazione della pensione per gli invalidi civile,
  • avere un reddito pari a quello della pensione per invalidi civili più l’importo dell’indennità di accompagnamento se impossibilitati a deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore.

I paletti in cui rientrare per ottenere la reversibilità, dunque sono chiari. Un figlio inabile può ottenere il trattamento solamente se

  • lo stato di disabilità è tale da considerare il soggetto inabile al lavoro dal medico incaricato INPS,
  • è a carico del genitore nel momento del decesso percependo un reddito inferiore a quello della pensione di inabilità (maggiorato dell’indennità di accompagnamento se percepita).

Il nostro lettore se avesse soddisfatto questi requisiti, al momento della morte del padre avrebbe percepito con la madre l’80% della pensione del defunto (coniuge più un figlio).

Le percentuali di calcolo della pensione di reversibilità

Concludiamo riportando le percentuali della pensione corrisposta in vita al soggetto deceduto che determinano l’importo del trattamento ai superstiti.

  • Coniuge solo 60%,
  • un figlio e coniuge 80%,
  • coniuge con due o più figli 100%,
  • un solo figlio 70%,
  • due figli 80%,
  • tre o più figli 100%,
  • un genitore 15%,
  • due genitori 30%,
  • un fratello o una sorella 15%.
  • due fratelli o sorelle 30%.

La somma erogata ai superstiti andrà ad accumularsi con i redditi del beneficiario. Di conseguenza, più alto sarà il reddito del superstite minore sarà l’importo della pensione di reversibilità. Concludiamo ricordando che il trattamento – erogato previa domanda da parte degli interessati – verrà erogato dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del lavoratore INPS o pensionato.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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