Crac SVB, c’è rischio per l’Italia? I 4 motivi per cui banche, clienti ed imprese non debbono temere il contagio

Non uno ma almeno 4 fattori invitano a conservare la calma nel mondo bancario, pur dopo il crac SVB. Ecco quali sono e perché clienti e aziende possono restare ottimisti.

Il mondo bancario italiano e i correntisti non debbono temere il peggio dal crollo della banca della Silicon Valley SVB. Il pensiero va infatti subito al crac di Lehman Brothers del 2008, il quale produsse le conseguenze che anche l’Italia ha ben conosciuto negli anni successivi.

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Ebbene, secondo quanto indicato dalle autorità nazionali non c’è un rischio contagio e, perciò, la stabilità del nostro sistema bancario non dovrebbe risentire di quanto successo negli States. Questa in estrema sintesi la linea pur con la precisazione di un auspicato un allentamento delle politiche della BCE.

Ma come stanno effettivamente le cose? Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza di seguito, pur nella consapevolezza che una situazione così turbolenta e imprevista potrebbe riservare ulteriori sorprese. Basti pensare al crollo di Credit Suisse il 15 marzo dopo il no dei sauditi al salvataggio. Vediamo qui più da vicino le questioni legate a SVB.

Crac SVB, le banche italiane rischiano il contagio? Le autorità spiegano che clienti e imprese debbono restare tranquilli

La SVB, fondata nel 1983, è stata una delle prime banche a specializzarsi nel dare servizi bancari alle startup tecnologiche. Prima del fallimento la SVB era una delle banche più importanti per il settore tecnologico negli Stati Uniti, con una solida presenza internazionale.

Le notizie inerenti al fallimento di Silicon Valley Bank non dovrebbero tuttavia mettere in pericolo la solidità del sistema bancario italiano e continentale, e questo per una serie di motivi chiariti dal MEF, dall’ABI e dal Commissario europeo all’Economia in queste ultime ore.

In buona sostanza le autorità finanziarie ed economiche del paese intendono tranquillizzare risparmiatori e imprese in quanto SVB, pur influente, era un istituto di medie dimensioni e dunque niente in concreto di paragonabile con il molto più noto e fragoroso crac di Lehman Brothers, il cui fallimento nel 2008 innescò una crisi finanziaria globale di cui anche l’Italia pagò le conseguenze.

Inoltre c’è un secondo motivo per cui il crac deve ritenersi di importanza relativa o comunque non in grado di minacciare la tenuta del sistema bancario italiano. Infatti SVB era un istituto attivo e specializzato in un segmento specifico – vale a dire startup e fintech – sul quale l’esposizione delle banche del nostro paese è al momento limitato.

Un ulteriore fattore che gioca a favore della stabilità del sistema bancario italiano

Conseguentemente gli esperti concordano sul fatto che, per ragioni logiche, non è previsto un effetto domino di dimensioni ampie in Europa e in particolare in Italia. C’è però anche un terzo fattore che gioca a favore della stabilità degli istituti di credito del nostro territorio: il MEF ha infatti spiegato che il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione, le quali ne garantiscono la stabilità.

Abi – Associazione banche italiane – ha ribadito che la situazione scaturita dal crac SVB non corre rischi di peggioramento a catena, per la oggettiva severità e prudenza delle autorità di vigilanza. Proprio queste ultime hanno infatti più volte evidenziato il consistente rafforzamento medio della solidità degli istituti di credito.

Per quanto attiene ai citati possibili parallelismi con Lehman Brothers, ABI ha spiegato che il caso è ben diverso perché comunque quella fu una crisi ‘strutturale’ generata dal crack di alcune tra le banche più grandi al mondo e, inoltre, da quell’epoca la UE ha realizzato l’Unione bancaria, con vigilanza unica e incremento delle soglie di patrimonio indispensabile.

Salvataggio delle autorità americane

In più questa volta le autorità USA, evidentemente memori del 2008, sono subito intervenute con un salvataggio dopo il crac SVB, assicurando i depositi (anche oltre la soglia dei 250mila dollari) e stabilità del sistema.

Insomma rischi seri all’orizzonte non se ne vedono perché Unione Europea, BCE e Banca d’Italia, con una lungimirante linea, hanno spinto il mondo bancario europeo ad adottare criteri di prudenza e di prevenzione dei rischi, con il supporto degli organi di vigilanza e delle istituzioni europee e nazionali.

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