Reversibilità della rendita INAIL, quando il coniuge ha diritto al versamento

La rendita INAIL è caratterizzata da reversibilità? Cerchiamo di capire se in caso di decesso della vittima il coniuge, i figli o i parenti prossimi hanno diritto alla prestazione.

I superstiti possono contare sulla pensione di reversibilità anche in caso di rendita INAIL? E se tale rendita non fosse ancora definitiva?

rendita INAIL
InformazioneOggi.it

La rendita INAIL è un indennizzo erogato sotto forma di prestazione economica ai cittadini che hanno contratto una malattia professionale. L’obiettivo è indennizzare il danno biologico dovuto allo svolgimento dell’attività lavorativa nonché la riduzione della retribuzione causata dall’invalidità. Ad erogare la prestazione è l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Destinati delle rendite non sono solamente i lavoratori infortunati ma anche i superstiti che sopravvivono al titolare della prestazione. Molte malattie causate dall’attività lavorativa – come il mesotelioma, una neoplasia aggressiva – riducono notevolmente l’aspettativa di vita. La patologia citata, per esempio, ha un’aspettativa di otto mesi di vita. Di conseguenza è normale che anche i familiari delle vittime decedute vengano aiutati economicamente e i loro diritti tutelati. Ecco che la rendita INAIL passa dal lavoratore al coniuge, ai figli, ascendenti (i genitori) o collaterali (i fratelli) dopo il decesso.

Rendita INAIL, chi sono i superstiti

I superstiti che potranno ottenere la rendita INAIL in caso di decesso della vittima sono

  • il coniuge o la parte dell’Unione civile con rendita del 50% della retribuzione annua,
  • i figli – inclusi quelli adottivi, affidati o affiliati con rendita del 20%,
  • orfani di entrambi i genitori o dell’unico genitore naturale e orfani di genitori divorziati con rendita del 40%,
  • genitori, fratelli e sorelle qualora il coniuge e i figli siano assenti con rendita del 20%. Condizione necessaria è la convivenza con il deceduto.

Reversibilità della rendita INAIL, il dettaglio che fa la differenza

In redazione è giunto un quesito posto da un lavoratore sposato. “Sono titolare di rendita per malattia professionale INAIL al 30% dal 2002 non ancora definitiva (per aggravamento nel 2010). Sono in attesa di revisione passiva per aggravamento, ho 65 anni, sono cardiopatico. In caso di decesso prima della trasformazione in definitiva il coniuge avrebbe diritto alla reversibilità?“.

Secondo la normativa, gli eredi possono ottenere la rendita vitalizia INAIL ai superstiti anche qualora la vittima non sia stata riconosciuta in vita come affetta da una patologia professionale. La prestazione verrà erogata, dunque, anche nel caso in cui il deceduto non beneficiava ancora della rendita INAIL per malattia professionale. Questo nel caso in cui sia possibile refertare la riconducibilità della morte proprio alla malattia professionale come avviene in caso di esposizione all’amianto grazie al Dipartimento di medicina legale dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

Ai superstiti, dunque, spetterà sia la rendita mensile che la liquidazione INAIL delle somme maturate dalla vittima prima del decesso. Essendo il nostro lettore già riconosciuto come una vittima dell’attività lavorativa e in attesa di un ulteriore accertamento per un aggravarsi della patologia possiamo desume che in caso di morte il coniuge percepirà la rendita INAIL.

Reversibilità, percentuale diversa per ogni familiare

Il coniuge superstite potrà ottenere la rendita INAIL fino alla morte oppure fino al momento in cui contrarrà nuovo matrimonio. La reversibilità, dunque, è lecita e l’importo spettante verrà calcolato con riferimento alla retribuzione massima convenzionale e alla percentuale del 50%.

Il diritto alla rendita per genitori, fratelli e sorelle è, invece, del 20%. 

Quanto spetta ai figli

I figli riceveranno la prestazione, invece, fino al compimento dei 18 anni. Non sono richiesti altri requisiti. Se studenti di media superiore o professionale il versamento continuerà fino ai 21 anni, se studenti universitari fino ai 26 anni. Superati i 18 anni, però, occorre sapere che la reversibilità della rendita INAIL è concessa unicamente ai figli orfani conviventi con la vittima al momento del decesso senza lavoro retribuito. Ogni figlio avrà diritto al 20% della prestazione con la percentuale che sale al 40% se orfano di entrambi i genitori o figlio di genitori divorziati sempre rispettando il tetto massimo del 100% della rendita originaria (si somma alla percentuale del coniuge e di altri eventuali fratelli o sorelle).

Come richiedere la reversibilità della rendita INAIL

La vittima in vita deve far domanda all’INAIL presentando tutta la documentazione attestante la patologia per cominciare a ricevere la rendita mensile. Un medico legale visionerà tutta la documentazione clinica per valutare la reale corrispondenza tra malattia e attività professionale.

Nel caso in cui la rendita non sia ancora stata costituita prima della morte del lavoratore, sarà necessario raccogliere le prove della correlazione tra esposizione o in generale la patologia e l’invalidità. Nel caso di tumore al polmone, alle ovaie, alla laringe, di mesoteliomi e abestosti il compito di trovare il nesso causale spetta all’INAIL stesso.

I superstiti dovranno presentare domanda di rendita di reversibilità recandosi presso una sede INAIL competente. Una volta appurato il riconoscimento della morte come conseguenza della malattia professionale, la rendita sarà reversibile. Questa rendita vitalizia ricordiamo essere compatibile con la pensione di reversibilità INPS.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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