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Lavoro

Opzione Donna 2023: nuova revisione? Non c’è pace per questa pensione anticipata

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Cambiamenti in vista per Opzione Donna 2023: si pensa revisioni e ipotesi del tutto nuove come lo stop al numero dei figli. Ecco cosa sapere.

Non c’è pace per Opzione Donna 2023! Il ministero dell’Economia e delle Finanze, come ha dichiarato il ministro del Lavoro Marina Calderone, sta analizzando i costi della misura per valutarne le modifiche.

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Tra le ipotesi: abbassare l’età pensionabile di un anno ed eliminare il paletto del numero dei figli, norme che ha ristretto la platea delle beneficiarie della misura. Come ricordiamo però è possibile inviare già la domanda tramite il sito INPS oppure con l’aiuto di un Patronato o del Contact center. Inoltre, con la circolare numero 6 del 3 marzo l’INPS ha pubblicato dei chiarimenti su beneficiari e i documenti che da allegare alla domanda.

Opzione Donna 2023: aria di cambiamento

Insomma, il governo continua a mettere mano alla pensione anticipata Opzione Donna. I sindacati sono i primi a considerare le modifiche importanti e a vederle come una priorità, ma nel frattanto restano in attesa di una risposta da parte del governo. Fin dal primo incontrato tra i sindacati, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, si è impegnato a correggere l’attuale meccanismo di questa pensione anticipata. Ricordiamo che Opzione Donna permette alle lavoratrici di chiedere la pensione anticipata a partire dai 60 anni e raggiunti i 35 anni di contributi (con un ricalcolo contributivo dell’assegno). L’età anagrafica, però, diminuisce, per determinate categorie di lavoratrici (caregiver, inabili con disabilità al 74% e licenziate causa crisi aziendale): un figlio diventa 59 anni; con due o più figli diventa 58 anni.

In questo modo la platea delle beneficiarie si è ristretta e potranno accedere solo 2.900 lavoratrici. Numero molto basso considerando che, secondo i dati INPS, l’anno scorso a chiedere Opzione Donna, tra lavoratrici dipendenti e autonome, sono state 28.812 donne.

La proposta del governo

Una delle proposte del governo arriva dal sottosegretario della Lega, Claudio Durigon ed è la cosiddetta “proroga secca” in base ai requisiti del 2022. Uscita a 59 anni che diventerebbero 58 per le lavoratrici che si trovano nelle suddette condizioni e indicate dalla legge di Bilancio 2023. La durata sarebbe di 6 mesi (al massimo 9 se le casse dello Stato lo permettono) in attesa della riforma delle pensioni del 2024.

La modifica dell’età anagrafica per l’accesso a Opzione Donna comporterebbe un aumento del beneficiare. In effetti, le donne interessate a questa misura diventerebbero 10mila (massimo 13mila) e il costo sarebbe di 90 milioni il primo anno, 240 milioni il secondo anno e 300 milioni il terzo anno. Ed è qui che entra in campo il ministero dell’Economia e delle Finanze che non è d’accordo su questa opzione poiché la misura diventerebbe troppo costosa.

Stop al “paletto” dei figli

Altre ipotesi sono l’eliminazione del criterio dei figli e uniformare l’età anagrafica tra lavoratrici dipendenti e autonome. Il ministro Calderone ha inviato le ipotesi e le proiezioni al MEF così da valutare i costi per eventuali modifiche a Opzione Donna. In attesa di conoscere il “risultato” o se questo dovesse giungere in pochi giorni, il ministero del Lavoro avrebbe tutto il tempo per apportare le dovute modifiche e preparare il decreto entro aprile. Infine, anche se il ministero non ha confermato, si pensa che una parte della misura possa essere finanziata dalla rimodulazione economica del reddito di cittadinanza.

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