Richiesta del TFR o TFS anticipato all’INPS: come funziona e quanto conviene

Scopriamo come chiedere il Tfr o il Tfs anticipato all’INPS secondo le nuove direttive che entreranno in vigore dal 1° febbraio 2023. 

Novità per i lavoratori/neo pensionati che intendono chiedere il Trattamento di Fine Rapporto o il Trattamento di Fine Servizio anticipato.

Tfs anticipato
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Tfr e Tfs sono trattamenti che il lavoratore costruisce anno dopo anno durante la carriera lavorativa. Nel momento in cui il rapporto di lavoro si interrompe (per licenziamento o pensionamento ad esempio), la somma accumulata verrà erogata sebbene con qualche mese (o anno nel caso dei lavoratori del settore pubblico) di ritardo. I lavoratori, però, hanno la possibilità di chiedere un anticipo sull’intero importo del trattamento. Fino a questo momento destinatarie della richiesta erano le banche, dal 1° febbraio potrà esserlo anche l’INPS a condizioni più vantaggiose. Il tasso di interesse applicato dall’ente di previdenza sociale, infatti, sarà più basso rispetto agli interessi degli istituti di credito. Ottime notizie, dunque, confermate dall’INPS con la delibera numero 219 approvata il 9 novembre 2022 dal Consiglio. Dopo anni di attesa, l’Istituto accontenta le richieste dei lavoratori stanchi di attendere mesi e mesi (anche fino a 24) la liquidazione.

Tfr o Tfs all’INPS, come funziona la richiesta

I dipendenti pubblici per diminuire i lunghi tempi di attesa della liquidità possono da pochi anni richiedere il Tfs anticipato alle banche come una sorta di finanziamento su cui pagare gli interessi. La somma massima richiedibile è di 45 mila euro con tassi che si aggirano intorno al 3%.

Dal 1° febbraio 2023, questi stessi lavoratori potranno fare domanda all’INPS di anticipo dell’intera somma del Trattamento di Fine Servizio. Una prima differenza, dunque, con il finanziamento richiedibile alle banche che prevede un tetto massimo da non superare. Inoltre, i tassi applicati dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale saranno inferiore rispetto a quelli degli istituti di credito. Parliamo di un tasso d’interesse annuo dell’1% e di un una tantum dello 0,5% per le spese amministrative contro il 3% delle banche.

Il risparmio a conti fatti

Procediamo con un calcolo esemplificatore per capire il risparmio richiedendo l’anticipo del Tfs all’INPS. Poniamo il caso di un lavoratore con 45 mila euro di Trattamento atteso tra quindici mesi. Volendo anticipare l’arrivo della liquidazione chiedendo il finanziamento ad una banca dovrà accettare un tasso del 3,02%. Ciò significa subire una trattenuta da calcolare moltiplicando 45 mila per il 3,02% e poi moltiplicando il risultato per 17/12. Il risultato è di 1.925 euro circa di trattenuta. Il lavoratore riceverà, così, 43.075 euro e non 45 mila euro.

Passiamo alla richiesta all’INPS. Per calcolare gli interessi bisogna moltiplicare 45 mila per l’1% per poi moltiplicare il risultato per 17/12 ottenendo 637,50 euro. Si dovrà aggiungere, poi, lo 0,5% di spese una tantum ossia 225 euro arrivando a 862,50 euro. Ciò significa che il lavoratore riceverà 44.137,50 euro invece di 45 mila euro (più di mille euro di differenza rispetto alla richiesta in banca).

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