Le banche arrancano: soluzione inaspettata all’inflazione che può cambiare tutto

I banchieri centrali hanno trascorso il decennio dopo la crisi del 2008 preoccupandosi per la deflazione. Oggi arrancano per impedire ai prezzi di aumentare troppo rapidamente.

La Federal Reserve, insieme alla BCE e altre banche centrali sono determinate a limitare gli aumenti annuali dei prezzi verso l’obbiettivo del 2%.

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La maggior parte delle banche centrali dei paesi sviluppati ha come obbiettivo per la stabilità dei prezzi un aumento annuo del 2%. Si tratta di un livello sufficientemente basso da non essere notato sulle spese della maggior parte delle persone; allo stesso tempo è sufficientemente alto da lasciare margine di manovra per potere evitare la deflazione, molto più dannosa.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, gli economisti temendo la debolezza degli stimoli economici si convinsero che un obiettivo più alto per l’inflazione e la stabilità dei prezzi avrebbe dato alle banche centrali più forza per combattere le recessioni.

Quella preoccupazione fu la premessa di una parte dell’incapacità odierna di ridurre la liquidità nel sistema. Oggi, le autorità monetarie affrontano aumenti dei prezzi che non si vedevano dai primi anni ‘80. A novembre l’inflazione nell’eurozona è stata cinque volte superiore all’obiettivo della BCE.

Una soluzione alternativa e inaspettata per fermare il rialzo dei tassi e il problema dell’inflazione scongiurando una crisi

Il presidente della Fed Jerome Powell e il presidente della BCE Christine Lagarde cercano di ripristinare la stabilità dei prezzi con obbiettivi temporali differenti. Nella loro storia economica i due Paesi sono riusciti a raggiungere l’obiettivo del 2% in maniera diversa. Per esempio, durante gli anni 1990, l’inflazione USA era pari o inferiore al 2% per 49 mesi su 120. Tra il 2000 e l’inizio del 2010, la Fed ha raggiunto l’obbiettivo di inflazione mensile poco più di un terzo delle volte.

Questo suggerisce che sarebbe più sensato per le banche centrali fissare un obbiettivo all’interno di un range flessibile permettendo che l’economia dei Paesi sotto loro responsabilità possano crescere maggiormente e tollerare aumenti annuali del 3% o del 4%.

Un obiettivo rivisto a rialzo consentirebbe alle banche centrali di far fronte alle pressioni inflazionistiche a lungo termine. Così è anche possibile combattere con maggiori aiuti economici fenomeni difficili da contrastare come riduzione della popolazione in età lavorativa e i cambiamenti climatici. La credibilità delle banche centrali non è mai stata così a rischio fino a oggi; la resistenza a modificare in corso d’opera l’obbiettivo per riadattarlo all’inflazione attuale è troppo alta.

Tuttavia, questo consentirebbe di evitare una recessione considerando soprattutto che l’attuale aumento dei prezzi non è causato come di consueto da una crescita economica ma da una riduzione dell’offerta delle materie prime.

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