Si è tenuta venerdì l’asta di BTP a 12 mesi. Il Mef conta sul raggiungimento del picco dei rendimenti; ci sono elementi per non pensarla così.
Con un importo di 6 miliardi di euro il nuovo BTP a 12 mesi hanno confermato alcune previsioni della vigilia: prezzo di aggiudicazione in lieve aumento e rendimento in lieve calo.
Si tratta di variazioni minime; la quotazione passa dai 97,365 centesimi ai 97,345 mentre la cedola dal 2,699% scende a 2,69%. Il rapporto di copertura è rimasto nella media del periodo pari a 1,42.
Non sarà sempre così facile trarre profitto dalle cedole dei titoli di Stato a breve scadenza. Si tratta ancora di rendimenti straordinari, a questi tuttavia vanno affiancati gli effetti dell’inflazione che rendono il saldo finale per un titolo simile ancora negativo.
Quando potrà finire la discesa dei rendimenti sui titoli a tasso fisso? L’aspettativa è un equilibrio che verrà raggiunto verso la fine del prossimo anno. Ciò significa che mentre l’inflazione dovrebbe cominciare a scendere i BTP e i Titoli di Stato in generale tra quelli a più breve scadenza dovrebbero tornare a quotazioni decisamente più alte.
Secondo la CGIA l’aumento dei tassi comporterà effetti non trascurabili che possono scontarsi sui rendimenti dei Titoli di Stato
Non sarà necessariamente un percorso lineare; la BCE affronta variabili esogene difficili da combattere con i soli effetti della politica monetaria. Tra gli effetti più incisivi sui titoli di Stato l’impatto sul rallentamento economico degli stessi tassi di interesse.
L’ufficio studi della CGIA ha stimato infatti che l’aumento dei tassi comporterà, tra il 2022 e il 2023, un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro. Una stima basata su uno scenario base che consta di un aumento medio dei tassi di interesse del 2 per cento tra il 2022 e il 2023.
Si tratta di una stima fatta sulla tendenza di crescita media ponderata avvenuta tra luglio e novembre. Con un interesse medio del 2% sui prestiti alle imprese al 30 settembre scorso queste subiranno un aggravio aggiuntivo pari a 14,9 miliardi sui complessivi 749,2 erogati.
BTP a 12 mesi sembrano avere raggiunto oggi il picco in termini di rendimento
I BTP 12 mesi che sembrano avere raggiunto oggi il picco in termini di rendimento possono tornare per un breve periodo a rendimenti maggiori? È probabile considerando che nel 2023 si sconterà pienamente l’effetto negativo sui consumi dell’impostazione restrittiva della BCE. L’attuale trend provocherà in Italia un calo dei prestiti che vanno dal 1,5% per il credito al consumo al 2,8% per il credito alle imprese.
Più interessante sarà aggiungere ai calcoli le condizioni che seguiranno al possibile cosiddetto “quantitative tightening“, ovvero la riduzione del bilancio della BCE. I BTP 12 mesi fungono da segnale per capire le aspettative degli investitori riguardo alle condizioni economiche più prossime. Essi danno di riflesso un’idea sulla propensione al consumo considerando l’anno l’orizzonte temporale minimo delle famiglie per fissare il livello di spese future.
Il sostegno della BCE che verrà a mancare sull’acquisto delle obbligazioni e dei Titoli di Stato inciderà ulteriormente sulla riduzione dell’inflazione.
Secondo gli analisti di Barclays Bank, che si focalizzano sui debiti dei governi dell’area euro l’Europa avrà perciò bisogno di 500 miliardi di euro di liquidità in più. I protagonisti dell’eurozona che cercheranno liquidità sul mercato privato dovranno contare così solo sulla forza della coesione dell’immagine istituzionale dei loro Governi.