Rateizzare il TFR è possibile, ma ci sono dettagli da considerare per non commettere errori

Se vuoi sapere se il TFR è rateizzabile la risposta è un sì, tuttavia le parti del rapporto di lavoro debbono fare attenzione ad alcuni importanti dettagli circa questa libera scelta.

Il TFR segue specifiche regole che intendono garantire l’assegnazione della relativa somma al lavoratore, in presenza dei requisiti di cui alla legge.

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In materia ci si potrebbe domandare come funziona l’eventuale rateizzazione del trattamento di fine rapporto, perché non tutti i datori di lavoro potrebbero trovarsi nelle condizioni di poterlo versare agevolmente in modo integrale. C’è infatti chi potrebbe avere delle momentanee difficoltà economiche, le quali potrebbero rendere assai difficoltoso erogare il TFR.

Ecco allora una sintetica guida sulle informazioni generali in tema di rateizzazione del TFR che, lo rimarchiamo, è ammissibile entro regole ben precise. I dettagli.

Che cos’è il TFR in breve

Il trattamento di fine rapporto, detto anche liquidazione o buonuscita e in breve TFR, consiste in una somma accantonata e messa parte periodicamente dal datore di lavoro. Essa è di fatto corrisposta al lavoratore subordinato alla data nella quale il rapporto di lavoro cessa per qualsiasi motivo (ad es. pensionamento o licenziamento). Il dipendente è libero di servirsi del TFR come preferisce.

Può dunque valutare di mantenere il TFR in azienda, andando quest’ultimo a costituire la sua liquidazione alla data di cessazione del rapporto di lavoro, oppure può scegliere di farlo confluire in un fondo di previdenza integrativa (ci riferiamo ai fondi pensione). Possibile anche ottenere dall’azienda un anticipo a particolari condizioni e secondo specifiche esigenze (ad es. spese da sostenere le spese relativa alle prestazioni sanitarie o per l’acquisto della casa di abitazione per sé o per i figli).

Il TFR è inserito tra le cosiddette retribuzioni differite e, di solito, si tratta di un emolumento che è liquidato nella sua interezza nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro. Come é facile immaginare però, le eccezioni e i possibili casi particolari sono tanti e possono sorgere per varie ragioni.

Sono quindi molte le aziende che, soprattutto in presenza di TFR di importo consistente, si chiedono se sia possibile procedere con la rateizzazione del TFR. La risposta è appunto positiva, ma come rateizzare il TFR e qual è la procedura per frazionare nel tempo il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato?

TFR e rateizzazione: come funziona?

Il TFR costituisce oggetto di uno dei diritti fondamentali del lavoratore. Ma se è vero che quest’ultimo può certamente rivendicare la somma al termine dell’esperienza lavorativa, è altrettanto vero che le circostanze pratiche potrebbero portare le aziende e i datori di lavoro a domandarsi se sia di fatto sempre possibile rateizzare il TFR. Si tratta in particolare di quei casi in cui il trattamento di fine rapporto ha un ammontare consistente, ovvero di quelle situazioni in cui all’azienda converrebbe frazionare nel tempo il trattamento in oggetto. In questi casi ci si chiede qual è la procedura da utilizzare per compensare le possibili difficoltà economiche momentanee, che rendono gravosa l’erogazione della somma.

Ebbene, il TFR in linea generale dove essere pagato in modo integrale in una sola soluzione, ma ciò però non toglie che le parti dal rapporto di lavoro possano decidere di stabilire un accordo per il pagamento a rate della somma. Essendo un accordo – oltre a implicare la volontà del datore di lavoro favorevole alla rateizzazione – vi deve essere anche il consenso dell’ex lavoratore subordinato. Non solo. Nella prassi tante volte lo stesso contratto di lavoro individuale contiene un piano di rateizzazione del trattamento di fine rapporto, che è dunque è pacificamente ammesso dal Ccnl.

Per maggior sicurezza a riguardo, l’accordo in oggetto può essere sottoscritto anche con il supporto di un’organizzazione sindacale, per poi essere depositato alla Direzione Territoriale del Lavoro.

Cosa fare se nel contratto non è prevista la rateizzazione del TFR?

Una ulteriore domanda che ci si potrebbe porre è la seguente: se nel contratto di lavoro non c’è nessuna clausola che rimanda ad una possibile rateizzazione del TFR, come bisogna comportarsi? Si può fare lo stesso la rateizzazione? Ebbene la risposta è che il versamento del TFR andrebbe fatto in una sola soluzione, ma attenzione: anche in questo caso datore e lavoratore possono mettersi d’accordo e fissare un piano di versamento rateale del TFR.

In ogni caso, se nel contratto collettivo di riferimento non è menzionata e vietata l’ipotesi rateazione, sarà comunque diritto delle parti stipulare un eventuale accordo in tal senso. E ciò proprio perché non espressamente vietato dalla legge. Il datore di lavoro in difficoltà economiche potrà così concordare certamente un piano di rateizzazione.

Ciò non vuol dire però che il dipendente sia sempre interessato alla rateizzazione. Egli potrebbe infatti legittimamente non volerla accettare, per avere tutta la cifra subito. Ma in questi casi – onde vincere eventuali resistenze – è raccomandabile fargli presente la propria buona fede e la situazione di difficoltà economica e mancanza (temporanea) di liquidità dell’azienda.

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