Il Casco Killer, se muori nel videogame perdi davvero la vita! L’ultima follia di…

La follia della mente umana non smetterà mai di sorprendere. Così come la sua incomprensibile volontà auto lesiva e incline alle inutili sofferenze: pare sia in progetto il casco VR in grado di eliminare realmente il player che perde la vita all’interno videogame.

Qualcuno definirebbe quest’azzardo, coraggio. Il confine con l’idiozia è piuttosto labile.

casco killer
InformazioneOggi

Esisterebbe un casco VR, di quelli impiegati per i videogames, capace di freddare realmente il player che perde la vita nel mondo virtuale. “Il colpo di genio” è a firma Palmer Luckey, padre della startup Oculus, che avrebbe dovuto porre le basi del Metaverso di Facebook, come di Anduril, altra costosa startup che elabora iter bellici d’avanguardia.

Il Casco Killer, un omaggio… della follia!

Luckey ha dichiarato di aver realizzato il casco VR killer per onorare l’anime Sword Art Online.

Qui i personaggi protagonisti infilano un casco NerveGear per effettuare l’ingresso in un nuovo gioco, Sword Art Online, scoprendo di essere stati imprigionati da un luminare fuori di testa in un universo virtuale articolato in oltre un centinaio di livelli, pregni di macchinazioni letali, con un casco concepito per assassinarli nella vita vera nell’attimo in cui perdano la vita nel gioco.

Luckey ha deciso di vestire i panni dello scienziato pazzo, progettando il suo personalissimo NerveGear. Gli sciagurati giocatori sono eliminati tramite un emettitore di microonde, reso fatale perché munito di triplice modulo esplosivo sulla parte frontale, connesso a una esatta schermata di game-over.

In quel preciso istante le cariche scoppiano, annientando in un battibaleno il cervello del giocatore sconfitto. L’unico cervello già saltato sembrerebbe quello del creatore, perché progettare una simile diavoleria?

Nella mente dell’ideatore, ma ne sei proprio convinto?

Le perplessità non sono poche, le apprensioni giustificate, perché sembra surreale. Quello che da molti è stimato come il fondatore della realtà virtuale ha del resto deciso di procedere con il suo lavoro. Le parole sul suo blog, confermano ogni perplessità a riguardo:

L’idea di legare la vita vera all’avatar virtuale (…) mi ha sempre affascinato significa alzare istantaneamente la posta in gioco al massimo livello e costringere le persone a ripensare fondamentalmente al modo in cui interagiscono con il mondo virtuale e i giocatori che lo abitano.

Per tutelarsi, poi, starebbe anche ideando un sistema anti-intrusione che, come il NerveGear, renderà inattuabile la rimozione o distruzione del casco.

Intanto ammette pure che

potrebbero verificarsi molti malfunzionamenti che potrebbero uccidere l’utente al momento sbagliato. Ecco perché non ho ancora avuto il coraggio di provarlo in prima persona.

La domanda è semplice, come è possibile che nessuno ancora si sia preso la briga di fermare il progetto di questa “mente a dir poco brillante”? L’augurio è che il progetto fallisca.

 

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