Buoni Postali falsificati: è successo davvero e il colpevole era all’interno di Poste Italiane

Un impiegato avrebbe autorizzato il pagamento di alcuni buoni postali falsificati. Una vera e propria truffa ai danni di Poste Italiane.

I fatti risalgono a un periodo di tempo compreso tra il 2015 e il 2017 quando l’impiegato era responsabile di tre uffici postali.

buoni postali
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Ed è proprio all’interno di questi uffici che si sarebbe reso co-responsabile di truffa ai danni della Società e dei clienti. Questi ultimi, avendo avuto un risarcimento, non si sono costituiti parte civile. Ecco la come si è conclusa la vicenda.

Buoni postali falsificati: condannato l’ex dipendente di Poste Italiane, la sentenza

Poste Italiane recentemente è stata sanzionata dall’Autorità antitrust per la mancata comunicazione e la poca trasparenza riguarda a scadenza e prescrizione dei buoni postali.

Si tratta di strumenti finanziari di semplice gestione, tra l’altro garantiti dallo Stato, utilizzati da molti italiani come forma di investimento per i propri risparmi. Al termine della scadenza e prima della prescrizione (di solito entro 10 anni) è possibile il rimborso del capitale accumulato comprensivo degli interessi.

Per questo è facile capire lo sconcerto dei risparmiatori quando al momento del rimborso hanno scoperto che il buono non esisteva più. Insomma, i clienti e Poste Italiane si sono trovati davanti a una truffa che avrebbe fruttato circa 770mila euro ai danni dei seguenti uffici postali: Barzanò, Oggiono, Ammone Brianza.

Per la procura lo svolgimento della truffa era molto semplice. I buoni postali utilizzati erano dei falsi creati da pezze originali rubate “in bianco” negli anni Ottanta. Questi furono compilati per renderli identici a quelli in possesso dei risparmiatori derubati tramite una matrice ottenuta con l’aiuto di un impiegato “interno”.

Infine, a incassarli i presunti complici (per il momento ancora ignoti) muniti di una carta d’identità falsa dell’intestatario del buono postale.

La sentenza

A essere condannato, quindi, è solo l’ex impiegato di 38 anni, J.D.B., che è chiamato a rispondere alle accuse di «falso e peculato (in concorso con ignoti), per aver autorizzato il pagamento di una serie di buoni fruttiferi emessi negli anni Ottanta».

L’ex-impiegato durante tutto il procedimento si è sempre dichiarato estraneo alla truffa. «Se solo avessi avuto qualche dubbio non avrei mai autorizzato quelle operazioni» avrebbe affermato più volte.

In una precedente udienza (20 ottobre 2022) il PM aveva condannato J.D.B. a 8 anni. Il motivo era la responsabilità penale perché la truffa si era verificata nelle filiali dirette dall’imputato.

Nell’udienza del 10 novembre 2022, invece, i giudici lo hanno condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Inoltre, sarà disposto a Poste Italiane un risarcimento economico (che sarà quantificato in separata sede) e il pagamento di oltre 700mila euro come risarcimento del danno. In questo caso sarà disposto il sequestro preventivo quantificato in base alle disponibilità economiche del soggetto.

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