I buoni fruttiferi postali sono i più “vecchi” strumenti di risparmio e i maggiori scelti dagli italiani, ma sono soggetti a pignoramento?
Per chi vuole investire in modo sicuro i buoni postali sono ideali per questo scopo perché sono garantiti dallo Stato. Inoltre, il capitale sarà rimborsato completamento insieme agli interessi maturati.
Un Lettore ci ha chiesto se i buoni fruttiferi postali rientrano nell’elenco dei beni finanziari soggetto a pignoramento. Ecco cosa prevede la legge.
Prima di rispondere alla domanda riassumiamo ciò che sappiamo sui buoni fruttiferi postali. Sono prodotti di investimento, anche se garantiscono un rendimento molto basso, per cui sarebbe più corretto dire che sono strumenti di risparmio.
Emessi dalla cassa depositi e prestiti, società posseduta dal ministero dell’Economia e delle Finanze, sono collocati da Poste Italiane e garantiti dallo Stato.
Si possono sottoscrivere sia in forma cartacea presso un ufficio postale sia in forma dematerializzata online, dal sito di poste.it o tramite l’applicazione BancoPosta.
Il rimborso del capitale sottoscritto può essere richiesto in qualsiasi momento e comprende anche gli interessi maturati fino al momento della richiesta. Spesso però in base al buono sottoscritto richiedere il rimborso prima del tempo può essere non conveniente perché gli interessi non saranno rimborsati.
Inoltre, non hanno spese di apertura e chiusura né sono soggetti a commissioni, non possono essere ceduti a terzi, ma entrano nella successione.
Purtroppo, però se un investitore dovesse trovarsi in una situazione in cui non possa saldare i propri debiti, la banca purché in possesso di un mandato esecutivo, può procedere al pignoramento di ogni bene mobile, immobile o di credito presso terzi.
Si tratta del cosiddetto pignoramento forzato che culmina con la vendita dei beni vincolati per ottenere il denaro necessario per pagare i creditori.
Quindi, sì i buoni fruttiferi postali possono essere pignorati, ma sono soggetti al cosiddetto pignoramento presso terzi. Ciò significa che Poste Italiane, qualora il sottoscrittore del buono si presentasse allo sportello per richiedere il rimborso del capitale e degli interessi, può opporre un rifiuto.
Inoltre, entro 10 giorni dall’ingiunzione, Poste Italiane dovrà comunicare al giudice i buoni in suo possesso che saranno, poi venduti per rimborsare i creditori.
In caso di buoni postali cointestati i titoli saranno liquidati: una metà andranno al cointestatario e l’altra metà servirà a coprire i debiti.
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