Rivalutazione del TFR: cambia tutto, novità sull’accantonamento periodico

Accantonamento TFR e rivalutazione. L’Istat ha fissato in 113,5 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) (senza tabacchi), e sono stati oggetto di rielaborazione i coefficienti validi per il mese di settembre di quest’anno per TFR e dei crediti di lavoro.

Importanti novità in tema di TFR e rivalutazione. Infatti l’Istat ha recentemente aggiornato il coefficiente di rivalutazione del TFR di settembre al 6,280367.

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Lo ha fatto con il comunicato dello scorso 17 ottobre. L’indice dei prezzi al consumo quantificato dall’Istituto nazionale di statistica, tranne il prezzo dei tabacchi lavorati, è al valore record di 113,5.

Come in molti già sapranno, il TFR è l’acronimo del trattamento di fine rapporto, vale a dire la prestazione economica che spetta al lavoratore dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo (licenziamento, dimissioni, o raggiungimento dell’età della pensione). In altre parole, il TFR consiste in un compenso con corresponsione differita alla data della cessazione del rapporto di lavoro o una sorta di salario posticipato quantificato per quote annuali.

Accantonamento TFR e sua rivalutazione annua: cosa indicano le norme di legge in materia?

Ebbene, la legge parla espressamente di rivalutazione del TFR accantonato nel corso del tempo. Infatti il Codice Civile indica che il fondo per il trattamento di fine rapporto deve essere fatto oggetto di rivalutazione, al 31 dicembre di ogni anno, sulla scorta di un coefficiente che formato da:

  • un tasso fisso, uguale all’1,5%;
  • una quota variabile in rapporto alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, così come via via accertato dall’Istat nel corso del tempo, e determinata in misura uguale al 75% dell’aumento registrato da detto indice rispetto a quello riscontrato per il mese di dicembre dell’anno anteriore.

In sintesi, il coefficiente di rivalutazione del TFR consiste in una percentuale, calcolata mese per mese, usata per accrescere (rivalutare) il fondo TFR accantonato fino all’anno anteriore. La rivalutazione del TFR è stata prevista per la prima volta con la riforma del 1982 (L. 297/1982) che ha modificato l’art. 2120 del Codice Civile sulla disciplina del trattamento di fine rapporto.

Nessun dubbio a riguardo: il calcolo del coefficiente di rivalutazione del TFR non è difficile di per sé perché si fonda sull’indice Istat FOI (indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati), usato per le rivalutazioni monetarie.

Accantonamento TFR e rivalutazione annua: i doveri del datore di lavoro in proposito

Considerato che il TFR o liquidazione è una somma calcolata annualmente sulla retribuzione lorda di ogni dipendente e accantonata dal datore di lavoro, ne discende che la rivalutazione annua deve essere considerata obbligatoriamente da quest’ultimo.

Essendo il TFR un elemento retributivo erogato in modo differito, vale a dire all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, occorre che l’azienda o datore di lavoro, in quanto tenuta ad accantonare tali somme per conto e nell’interesse del lavoratore, svolga la necessaria rivalutazione delle somme maturate per conservare la corretta indicizzazione delle stesse al costo della vita.

La rivalutazione è quantificata sempre sul fondo TFR accantonato fino all’anno anteriore: conseguentemente per il TFR ottenuto nell’ultimo anno non scatta alcuna rivalutazione.
L’imposta sostitutiva è dovuta in misura uguale al 17% ed è versata in acconto entro il 18 dicembre dell’anno di riferimento e a saldo entro il 16 febbraio dell’anno posteriore.

TFR e rivalutazione: alcune considerazioni sull’indice FOI Istat

Nel corso di questo articolo abbiamo citato l’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI. Rileviamo in particolare che non si ferma la sua crescita, in quanto nel mese di settembre 2022 sale dello 0,3%, toccando il livello record di 113,5. L’indice FOI, ovvero l’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati, è usato non soltanto per la rivalutazione del TFR ma anche degli affitti, dell’assegno di mantenimento per il coniuge, delle pensioni e non solo.

Più nel dettaglio, la variazione congiunturale dell’indice è di poco più bassa di quella dei mesi passati, ma il tasso di inflazione persiste nella sua salita, con la conseguenza di mettere in difficoltà soprattutto le famiglie con più bassa capacità di spesa, costrette a fronteggiare l’aumento dei costi delle bollette e dei prezzi dei beni di prima necessità.

Tornando espressamente alla rivalutazione TFR, l’ultimo coefficiente disponibile è relativo all’indice Istat di Settembre 2022, ed è uguale a 6,280367 %. Mentre il coefficiente di ottobre sarà pubblicato con il prossimo aggiornamento dell’indice Istat, in data 16 novembre 2022.

Infine, ricordiamo che in ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro nel corso dell’anno, la rivalutazione TFR deve essere svolta dal datore, tenendo conto dell’incremento dell’ìndice Istat registrato per il mese coincidente con la cessazione del rapporto di lavoro rispetto a quello acclarato per il mese di dicembre dell’anno anteriore.

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