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Riforma Pensioni: la ministra Marina Calderone al vaglio su flessibilità e legge Fornero

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Riforma Pensioni: la ministra Marina Calderone al vaglio su flessibilità e legge Fornero

Comincia il lavoro del nuovo ministro Marina Calderone. Si parte col botto: manco il tempo del giuramento ed è subito tema pensioni.

Obiettivo elasticità prima di 67 anni. Si vaglia possibilità 35 anni versamenti contributivi, estensione opzione donna o quota 41.

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Il nuovo Esecutivo capeggiato dalla neo premier Meloni saggerà sin da subito l’onere che spetta a chi è delegato alla guida del Paese. Questione rovente quella delle pensioni. Le ipotesi portate avanti sull’argomento si sono rivelate abbastanza disparate confrontando il pre e il post campagna elettorale.

Marina Calderone, i compiti della neo ministra del Lavoro

Marina Calderoni ha immediatamente chiarito come si predisporrà senza alcun indugio al nuovo compito, dando ascolto alle richieste delle parti sociali e di qualunque agente portatore di considerevoli contributi. Ovviamente, tiene a ribadire, che ci vorrà il tempo necessario.

Ora come ora non vi sarebbe alcuna sua idea di partenza da porre al vaglio dell’Esecutivo, come dichiarato proprio dal Ministero.

In un report reso noto nel corso del mese di maggio 2022 dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, categoria a cui Calderone apparteneva incarnandone la sommità, ci si riferiva a una Quota 100 o 102 all’insegna della flessibilità, una circostanza che dovrebbe garantire l’uscita dei dipendenti di età considerata tra i 61 ed i 66 anni con quantomeno 35 primavere di versamenti contributivi.

Di una alternativa del genere, stando alla medesima analisi, potrebbe beneficiare una pubblico di 470 mila lavoratori a cui sarebbe eluso lo “scalone” della tanto discussa legge Fornero.

La Legge di Bilancio incombe, cosa fare

Le tempistiche dell’imminente legge di Bilancio e delle disposizioni attualmente vigenti in effetti sono parecchio strette e le associazioni di categoria spingono del resto per una risoluzione del vincolo di pensionamento fissato a 67 anni.

AL termine del 2022 andranno a scadere Quota 102 (ossia pensionamento a 64 anni con 38 anni di versamenti contributivi), Opzione donna, (pensionamento lavoratrici con 58 anni o 59 per le autonome e ancora 35 anni di versamenti contributivi) provvedimento che nel programma del partito di Giorgia Meloni ci si proponeva di prorogare.

Verso la sua conclusione anche l’Ape sociale (pensionamento da 63 anni per i attività gravose).

Tutto nelle mani del Ministero del Lavoro

La partita andrà a giocarsi sulla disponibilità di risorse previste in manovra, poi si dovrebbe capire il metodo d’intervento.

In ballo l’estensione delle ultime due disposizioni citate, l’istituzione di Opzione uomo (pensionamento a 58 anni con 35 di versamenti contributivi e una riduzione dell’assegno) o di Quota 41, leitmotiv dei leghisti e prospettiva sorretta anche dai sindacati che reclamano pensionamento con 41 anni di versamenti contributivi al di là dall’età o a partire da 62 anni.

Una tale ipotesi sarebbe poco sostenibile, avendo un costo di circa 5 miliardi annui.

Una proposta al vagli per la riduzione dell’incidenza economica sarebbe quella di introdurre una soglia d’età. Senz’altro si tratta di uno dei fascicoli più bollenti.

Basti prendere in considerazione quanto affermato dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Stando alla sua prospettiva sarebbe più che urgente un patto sulle pensioni, al fine di scansare lo scalone della legge Fornero dal primo gennaio del prossimo anno. Il sindacato non accoglierà “penalizzazioni”. Sempre Sbarra parla chiaro, ribadendo come le pensioni non siano una cortese agevolazione, ma siano un vero e proprio diritto.

Insomma, l’aria è irrespirabile, nessuno vorrebbe essere nei panni della neo ministra del Lavoro Marina Calderone.

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