La pensione è un diritto dei lavoratori e più essere richiesta anche se disoccupati. Ecco di quale misura previdenziale si tratta.
Per prima cosa bisogna dire che si tratta di una pensione anticipata e che non è l’APE Sociale, ma la RITA (rendita integrativa temporanea anticipata).
Introdotta con la legge di Bilancio 2017, prima in via sperimentale poi in modo stabile, il legislatore con questa misura offre la possibilità di anticipare la pensione maturata durante la vita lavorativa nelle forme di previdenza complementare.
All’inizio, la RITA era richiesta solo da coloro che avevano raggiunto i requisiti dell’APE volontario: 63 anni di età, 20 anni di contributi e accesso alla pensione di vecchiaia dopo 3 anni e 7 mesi.
In seguito, la platea dei destinatari è aumentata. Prima è stato eliminato il requisito dell’APE volontario, poi introdotti altri requisiti tra questi: la cessazione di qualsiasi attività lavorativa anche dopo un periodo superiore ai 24 mesi. Infine, il richiedente deve avere maturato l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia nel regime previdenziale obbligatorio entro i 10 mesi successivi.
La rendita integrativa temporanea anticipata permette di percepire un assegno temporaneo fino al raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia.
Cosa importante da ricordare è che non ci sarà nessuna penalizzazione sulla pensione finale. Infatti, i contributi per raggiungere quelli di vecchiaia sono integrativi e versati effettivamente dal richiedente nel corso della propria vita lavorativa.
La RITA può essere richiesta anche da coloro che sono:
Inoltre, anche chi è inoccupato, abbia compiuto 59 anni di età anagrafica e 30 anni di contributi può richiedere la pensione anticipata RITA. Allo stesso modo, anche a 61 anni e con oltre 20 anni di contributi sempre se si soddisfano tutti i requisiti.
Da un punto di vista fiscale questa misura è soggetta a una ritenuta d’imposta pari del 15%. Questa, però, si riduce dello 0,30% ogni anno successivo a partire dal quindicesimo anno di iscrizione.
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