Successione ereditaria: come diventare erede e come distinguere le procedure

Qualità di erede, accettazione e tipologie di successione sono termini consueti per un professionista dell’area legale ma che, per il cittadino comune, potrebbero risultare ostici sotto alcuni aspetti. Vediamo alcuni dettagli degni di nota.

La materia delle successioni ereditarie è quanto mai articolata e ricca di regole anche molto tecniche, che potrebbero disorientare i più e soprattutto i non addetti ai lavori, ovvero coloro che giornalmente non si occupano di questi temi – come invece fanno notai e avvocati.

Successione ereditaria
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Di seguito vogliamo dunque spiegare, in sintesi e usando ove possibile termini di agevole comprensione, chi è l’erede, come si diventa tale e che cos’è di fatto una successione. Sembrano argomenti all’apparenza di facile assimilazione – tutti sappiamo più o meno chi è l’erede – ma in verità sono ricchi di dettagli ed implicazioni pratiche, che è preferibile conoscere onde evitare un domani eventuali contrasti tra familiari. In materia di successione ed eredità non sono affatto rari e capita che essi sfocino in una lite in tribunale. Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza su questi importanti concetti del diritto civile.

Successione, testamento e erede: il contesto di riferimento

Parlare di eredi e di come diventarlo, significa anzitutto dover considerare la procedura mirata al trasferimento del patrimonio ereditario dalla persona defunta all’erede o agli eredi.

La successione ereditaria è essenzialmente di due tipi:

  • legittima, laddove la suddivisione del patrimonio del de cuius – ovvero il defunto – segua le quote di spettanza disposte dalla legge;
  • testamentaria, se la persona deceduta aveva redatto un testamento valido, onde fissare le quote spettanti ai rispettivi beneficiari, o alla sola persona designata. Tuttavia, in dette circostanze non bisogna dimenticare i diritti inderogabili dei cosiddetti eredi legittimi, a cui spettano quote riservate. Ci riferiamo ai familiari più stretti, come il coniuge, i figli ed i genitori, mentre il testatore potrà scegliere liberamente a chi dare la parte restante del suo patrimonio soltanto per l’eccedenza. Si tratta della cd. quota disponibile.

Si tratta di regole comprese nel Codice Civile.

Erede: la figura e le sue caratteristiche essenziali

Chiarire chi è la figura dell’erede non è difficile, essendo in estrema sintesi la persona che – al decesso di qualcuno – consegue dei diritti sul patrimonio lasciato dalla persona defunta. In particolare l’erede può essere:

  • unico, se eredita tutto il patrimonio, subentrandone di fatto nella totalità;
  • coerede, se diviene proprietario di una sua parte predefinita dalle quote di legittima o dalla volontà emersa nel testamento.

Attenzione però: la quota che va al coerede deve essere considerata come ‘ideale’ perché, in base alle regole della legge, rientra nella cd. comunione. Di conseguenza la quota dovrà essere conferita con un’operazione di divisione ereditaria ad hoc. Quest’ultima può essere consensuale se svolta grazie all’accordo dei coeredi, oppure giudiziale se le parti non addivengono ad un accordo e si rende necessario un giudice. Chiaro insomma che nel caso frequentissimo in cui ricorrano più coeredi, i rischi di emersione di varie problematiche sono concreti.

Ricordiamo altresì che le attuali norme di legge indicano molto chiaramente quelli che sono i cd. eredi legittimi, e ciò in base all’art. 565 del Codice Civile. Essi sono: i parenti o familiari più stretti come il coniuge, i discendenti, i figli, gli ascendenti e poi i genitori, i collaterali, i fratelli e le sorelle, gli altri parenti del defunto e infine, lo Stato. Ecco perché non vi sono sostanziali dubbi su chi può rivestire questa qualifica.

Ottenimento della qualità di erede: l’accettazione

C’è un dato molto importante a cui bisogna prestare attenzione: il patrimonio che costituisce eredità non include soltanto i rapporti attivi come il denaro in banca, i crediti oppure gli immobili a suo tempo posseduti dal de cuius e così via, ma anche i rapporti passivi e ci riferiamo dunque ai debiti e agli obblighi in generale, esclusi quelli che la legge chiama personalissimi (pensiamo al caso classico dell’opera artistica commissionata ma che il pittore non ha potuto ultimare per decesso). Tutto ciò che costituisce il ‘passivo’ controbilancia l”attivo’ e, con la successione, passa agli eredi.

Quanto abbiamo appena ricordato è di estremo rilievo, se pensiamo che la legge prevede la cosiddetta accettazione di eredità, la quale può essere diretta ed incondizionata, oppure con beneficio di inventario. Nel caso in cui l’erede non voglia giungere a saldare con i propri averi i debiti ereditati, potrà dunque ponderare la situazione ed accettare l’eredità ricevuta tramite “beneficio di inventario“. Ma attenzione perché ciò può avvenire solo entro confini definiti, con il vantaggio però che l’erede potrà vincolare la responsabilità debitoria entro i limiti di ciò che ha di fatto ereditato.

Ecco perché allo scopo di analizzare con calma pro e contro, l’assunzione della qualità di erede non è immediata dalla data del decesso della persona che lascia i suoi averi, ma è piuttosto subordinata alla condizione dell’accettazione, che può essere espressa – ovvero con scrittura privata autenticata o atto pubblico – oppure tacita – vale a dire mediante atti e comportamenti concludenti che presuppongano la qualità di erede e dunque la volontà di accettarla. Tipico è il caso di chi incassa i canoni di locazione dell’immobile che fu del de cuius.

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