Pensione, disoccupazione e malattia: occhio ai contributi figurativi e i rischi

Quando si parla di pensione spesso le incognite possono essere molte: ma quando questa si può prendere? Attenzione a disoccupazione e malattia

Sono davvero tante le incognite sulla pensione, spesso la normativa, infatti, per un comune cittadino può essere davvero di ardua comprensione, quando questa si può perdere? Attenzione a disoccupazione e malattia.

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La parola chiave in questo caso è contributi figurativi. Tali contributi sono versarti dall’Inps per il lavoratore quanto quest’ultimo, per determinate cause, non copre un periodo lavorativo.

Di solito, si considera la contribuzione figurativa utile per quanto concerne il calcolo pensionistico. Praticamente, i contributi figurativi sono utili (quasi in tutti i casi) sia al diritto alla pensione ed anche ai fini di quale sarà poi l’importo percepito.

In alcuni casi, però, la contribuzione non è sempre valida. Se tale contribuzione non è valida per la pensione vuol dire che il soggetto non potrà accedere al trattamento pensionistico dal momento che non rispetta la soglia contributiva minima.

Il caso appena esplicato, seppur risulta essere molto esteso, non sembra non essere molto noto tra i lavoratori che, trovatisi in tale situazione, vedono la loro domanda respinta all’Ente di competenza.

Pensione e contributi figurativi

Insomma, vi è un po’ di confusione per quanto concerne i contributi figurativi ai fini pensionistici. Di recente, il sito investireoggi.it ha reso noto un quesito di un lettore proprio per provare a dare delucidazioni in merito all’argomento.

L’uomo 65enne ha spiegato di aver visto la propria domanda di valutazione ai fini pensionistici respinta dall’Inps nonostante avesse già quarantatré anni e 1 mese di contributi. L’uomo spiega di non essersi licenziato e di non essere riuscito e spiega che, secondo quanto gli è stato comunicato, dovrebbe lavorare ancora per un anno.

Secondo quanto si legge dal quesito i contributi figurativi (sia di disoccupazione che di malattia) non sono validi ai fini pensionistici. Insomma, l’uomo si chiede il motivo di tale rifiuto.

Dalla pagina ufficiale dell’Inps si può leggere che i contributi figurativi sono quei contributi che l’Istituto versa ai lavoratori quando i datori di lavoro non lo fanno, ovviamente tale situazione si verifica in specifiche condizioni.

In pratica, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale versa al soggetto interessato i contributi durante alcuni periodi che possono essere di malattia, maternità o anche cassa integrazione.

Nei contributi figurativi, però, rientrano anche il Servizio Civile oppure quello militare oppure congedi parentali o ancora assenza per donazione del sangue.

Quando i contributi figurativi non sono utili ai fini pensionistici?

Alcuni contributi figurativi, però, non sono validi ai fini pensionistici. Tra questi vi sono quelli che riguardano, ad esempio, i contributi figurativi inerenti alla malattia oppure alla disoccupazione.

Queste due forme di contribuzione figurative appena citate risultano utili ai fini pensionistici, ma non se sono distaccati dal limite di età. Per quanto concerne la pensione anticipata ordinaria, infatti, sicuramente servono quarantadue anni e dieci mesi di contributi, ma trentacinque devono risultare essere contributi effettivi.

Insomma, anche se si raggiungono i 42 anni e dieci mesi per la pensione anticipata, se trentacinque di questi non sono effettivi bisogna continuare a lavorare.

Ma quanto si percepisce dopo 40 anni di lavoro? Ecco cosa c’è da sapere.

Come funziona per Quota 41?

Vale la medesima norma anche quando si parla di Quota 41. È dunque necessario avere trentacinque anni di contributo effettivi sui quarantuno.

Il motivo per cui l’utente che ha posto il quesito a investireoggi.it non può ancora andare in pensione, ma deve necessariamente lavorare un altro anno ancora probabilmente è proprio il suddetto. Quindi, il soggetto interessato potrà accedere alla pensione quando avrà lo raggiunto quarantaquattro anni ed 1 mese di lavoro in totale.

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