Riforma Pensioni: i cittadini temono per la flessibilità in uscita

Si attende, per il 2023, una Riforma delle pensioni che garantisca maggiore flessibilità in uscita. Ecco tutti gli aggiornamenti.

Il Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, spera in una Riforma delle pensioni che consenta l’accesso alla pensione anticipata di un numero sempre maggiore di lavoratori.

riforma pensioni
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Lo scoppio del conflitto in Ucraina e la caduta del Governo hanno, purtroppo, rallentato le trattative per l’attesissima Riforma delle pensioni. Una delle conseguenze del voto anticipato, infatti, è lo slittamento della modifica dell’attuale sistema previdenziale, almeno fino al 2023.

In ogni caso, la Riforma delle pensioni è al centro dei programmi dei maggiori partiti impegnati nella campagna elettorale e, quindi, bisognerà attendere i risultati del 25 settembre per capire quali saranno le intenzioni del nuovo Esecutivo. Nel frattempo, si discute circa la possibilità di attuare delle Manovre per prorogare i principali strumenti di flessibilità in uscita: Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102.

Nell’attesa di una Riforma delle pensioni strutturale, che assicuri un vero e proprio ricambio generazionale nel mondo del lavoro, analizziamo questi tre meccanismi.

Per tutti gli aggiornamenti sulla flessibilità in uscita, leggi anche: “Per una riforma pensioni seria la ricetta è flessibilità, no alla decontribuzione ed equità? Le prospettive“.

Riforma pensioni: sarà ancora in vigore l’Ape Sociale?

L’Ape Sociale è una misura introdotta con la Legge di Bilancio 2017, con lo scopo di consentire a determinate categorie di soggetti di andare in pensione in anticipo, senza attendere la maturazione dei requisiti stabiliti per la pensione di vecchiaia.

Per usufruire di tale strumento, è necessario che gli interessati, al momento di presentazione della domanda, siano in possesso di tali caratteristiche:

  • il compimento di almeno 63 anni di età;
  • la maturazione di almeno 30 anni di contributi. Per i lavoratori che svolgono mestieri usuranti, però, il requisito sale a 36 anni, mentre per gli operai edili, i ceramisti e i conduttori di impianti che lavorano la ceramica e la terracotta sono richiesti 32 anni di contribuzione;
  • la cessazione dell’attività lavorativa, come dipendente, autonomo o parasubordinato, in Italia e all’Estero;
  • l’iscrizione all’Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle sue forme sostitutive, alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi o alla Gestione separata.

Ape Sociale: a chi spetta?

È, inoltre, necessario che il beneficiario appartenga ad una delle seguenti categorie:

  • lavoratori disoccupati;
  • caregivers che prestano assistenza da almeno 6 mesi al partner disabile grave;
  • invalidi civili con un grado di invalidità di almeno il 74% ed un’anzianità contributiva di 30 anni;
  • addetti a mestieri usuranti e gravosi. È necessario che il dipendente svolga tali attività da almeno 7 anni negli ultimi 10 o da almeno 6 anni negli ultimi 7. L’elenco dei lavori usuranti è contenuto nell’Allegato A del Decreto del Ministero del Lavoro pubblicato in GU del 26 febbraio 2018.

L’importo dell’indennità spettante è uguale alla rata mensile di pensione, calcolata al tempo in cui il richiedente accede all’Ape Sociale; in ogni caso, non può essere superiore a 1.500 euro, per 12 mensilità. L’erogazione, infine, cessa nel momento in cui il beneficiario raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia.

Secondo quanto emerge dalla Legge di Bilancio 2022, l’Ape Sociale dovrebbe essere prorogata anche per il 2023. La speranza, però, è che questa misura diventi uno dei pilastri della prossima Riforma delle pensioni, per garantire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro ad un numero sempre maggiore di individui.

Quota 102: in cosa consiste?

Uno degli strumenti che consente di smettere di lavorare prima del compimento dei 67 anni di età è Quota 102. Per il 2022, questa prerogativa è riservata a coloro che sono nati entro il 31 dicembre 1959 e che, entro il prossimo 31 dicembre, raggiungano tali requisiti:

  • età anagrafica di 64 anni;
  • maturazione di almeno 38 anni di contribuzione. I contributi possono anche essere stati versati in Gestioni differenti dall’INPS. Ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione anticipata, infatti, si applica il cumulo degli anni contributivi.

È importante sottolineare che il diritto alla pensione anticipata maturato entro il 2022 può essere utilizzato anche successivamente. I lavoratori, quindi, possono anche decidere di non smettere di lavorare subito, in modo tale da accumulare maggiori anni di contributi ed avere un assegno di importo più elevato.

Il meccanismo di calcolo dell’assegno pensionistico, infatti, è quello contributivo puro. Questo vuol dire che non si subiscono penalizzazioni per il semplice fatto di avere accesso al pensionamento anticipato, ma la quota finale sarà ridotta perché si basa sulla sola anzianità contributiva. Continuando a lavorare per qualche altro anno, dunque, l’importo dell’assegno aumenterebbe.

Per ulteriori dettagli, consulta anche il seguente articolo: “Riforma Pensioni: come sostituire la Legge Fornero? Le ipotesi sono molteplici“.

Riforma pensioni: include anche Opzione Donna?

La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato anche Opzione Donna. Possono andare in pensione in anticipo le lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2021, hanno maturato i seguenti requisiti:

  • 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o 59 anni, se lavoratrici autonome;
  • almeno 35 anni di contributi.

Il prezzo da pagare per l’uscita precoce dal mondo del lavoro, tuttavia, è il calcolo dell’assegno col sistema contributivo puro. Inoltre, le lavoratrici che raggiungono i requisiti per l’accesso alla misura, ricevono la prima rata della pensione a partire dai 12 o dai 18 mesi successivi alla data di maturazione dei requisiti stessi, a seconda che siano dipendenti o autonome.

Secondo le ultime indiscrezioni e leggendo i programmi dei partiti politici che parlano di Riforma delle pensioni, Opzione Donna potrebbe non essere più uno strumento di flessibilità in uscita solo sperimentale. L’intenzione, infatti, è quella di renderla strutturale e consentire la pensione anticipata a tutte, con 63- 64 anni di età.

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