Covid-19, l’emergenza è finita ma le conseguenze della malattia no, ecco le ultime scoperte

Da tempo i ricercatori hanno posto l’accento sulle conseguenze della malattia scatenata dal Covid-19. Un’emergenza è finita ma un’altra potrebbe arrivare.

Vorremmo tutti lasciarci il Covid alle spalle e pensare che la terribile malattia sia stata sconfitta, anche se tutt’ora presente. Purtroppo da tempo gli studiosi hanno compreso che esistono effetti collaterali a lunga durata, e i numeri di uno studio ci illustrano le preoccupanti previsioni.

conseguenze della malattia
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Forse qualcuno ricorderà come uno dei sintomi del Covid fosse l’improvvisa mancanza del gusto e/o dell’olfatto. Questo particolare servì agli inizi della pandemia anche a riconoscere meglio la malattia, simile per altri aspetti ad una forte influenza.

Quando poi si sono succedute le varianti, in qualche modo gli effetti collaterali ai sensi sono diminuiti. Infatti le linee guida del Ministero della Sanità affermavano che i sintomi principali di Omicron e altre erano più riconducibili a mal di gola e/o dolori articolari.

Nel mentre, però, i ricercatori di tutto il mondo hanno continuato a studiare gli effetti del Virus sulle persone. Che possono manifestarsi anche per molto tempo dopo la guarigione. In particolare, sono state esaminate le persone che hanno sofferto di mancanza di olfatto e gusto. E i dati non ci dicono niente di buono.

Covid-19, l’emergenza è finita ma le conseguenze della malattia no, ecco le ultime scoperte

Da molto si parla di “long covid”, ovvero di quelle manifestazioni cliniche che si presentano anche dopo essere guariti dalla malattia. Tra le varie osservazioni spicca quella sugli effetti del Covid a danno dell’olfatto e dell’udito.

Un team di esperti della National University of Singapore ha raccolto i dati di ben 18 studi redatti a livello mondiale, riguardanti quasi 4 mila pazienti. Il British Medical Journal ha poi pubblicato lo studio.

Secondo i ricercatori, decine di milioni di persone potrebbero andare incontro a danni semipermanenti o permanenti all’udito e/o all’olfatto. Ciò è stato dedotto dal riscontro dei dati registrati durante la pandemia e negli anni seguenti.

Ecco come sono stati calcolati i cambiamenti a carico del sistema olfattivo e nel gusto. Gli studiosi hanno affermato che “sono molto prevalenti nei pazienti con Covid-19. A livello globale il 40-50% delle persone in media riporta questi sintomi e fino al 98% mostra disfunzione olfattiva testata clinicamente“.

Dopo 30 giorni dall’infezione iniziale, secondo i dati solamente il 74% dei soggetti avrebbe dichiarato di aver recuperato le funzioni olfattive mentre il 79% quelle del gusto.

Dopo 6 mesi sembra che le cose siano migliorate ancora di più, e i numeri indicano punte di recupero anche fino al 98%. Sembra che le donne abbiano trovato più difficoltà a riprendere le piene capacità sensoriali.

Danni da long covid, quali sono le previsioni degli esperti

Ma ciò che preoccupa il team di ricercatori è un doppio “pericolo”. Innanzitutto le percentuali di recupero derivano da “autodichiarazioni di guarigione”. Dunque è possibile che i soggetti non abbiano la capacità di comprendere realmente il proprio stato di salute. Il rischio è che la problematica sia più ampia di quanto sembri. E considerando il numero di contagiati, ciò che ne scaturisce è preoccupante.

A fronte di almeno 500 milioni di casi a livello mondiale, circa 27 milioni di persone potrebbero sviluppare carenze a carico dell’olfatto e dell’udito. Ciò si traduce in un disagio medico e sociale che deve essere valutato attentamente dalle Istituzione preposte.

Infatti, si rischia una nuova “emergenza” di persone di fatto disabili, con tutti i costi sociali che ne derivano. E soprattutto, sempre secondo gli esperti, servono azioni concrete per adottare programmi specifici. È necessario preparare il comparto medico a rispondere a queste nuove esigenze di salute.

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