Con la fine dell’emergenza Covid si cerca di tornare alla normalità anche con il pagamento delle tasse. In arrivo le cartelle esattoriali in sospeso.
Infatti, i contribuenti torneranno a pagare le tasse per quelle cartelle “congelate” per due anni dall’Agenzia delle Entrate Riscossioni.
Cartelle esattoriali che furono sospese per dare respiro alle imprese e alle famiglie durante la fase acuta della pandemia.
Si tratta di circa 20 milioni di cartelle che saranno notificate ai contribuenti entro la fine del 2022. Anche se circa due cartelle su tre che interessano famiglie e imprese saranno inviate entro dicembre.
Questo è quanto emerge dalla bozza di convenzione stipulata tra il ministero dell’Economi e delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate. Riguarda il triennio che va dal 2022 al 2024. Nella bozza vi sono anche le indicazioni sulle modalità di riscossione.
In realtà, l’invio delle notifiche per i pagamenti delle tasse è cominciato a settembre del 2021. Ma secondo un’indagine de Il Messaggero, a oggi le cartelle inviate sarebbero circa 10 milioni.
Pertanto, considerando la sospensione estiva, da settembre fino a dicembre 2022 i contribuenti potrebbero trovare tra circa 5 milioni di cartelle. Dove? Nelle loro caselle postali o nelle PEC. Invece, circa il 30% arriveranno durante il 2023.
Ricordiamo che oltre a queste in sospese, l’Agenzia delle Entrate Riscossione invierà le notifiche delle tasse relative all’anno in corso. In pratica, si tratterebbe dell’invio di almeno un altro milione di atti ogni 30 giorni con un raddoppio di notifiche esattoriali entro la fine dell’anno.
MEF ed Entrate hanno come obiettivo la lotta contro l’evasione. Nel documento di convenzione è fissata la riscossione di 9,375 miliardi di euro. Anche se il prossimo anno tale somma diventerà di 11,414 miliardi e nel 2024 di 12 miliardi. Questi importi comprendono anche le rate della rottamazione e della sanatoria saldo e stralcio.
Sempre Il Messaggero ha sollevato la questione delle cartelle inviate via PEC ma non registrate da parte della ex Equitalia. Di conseguenza, diverse sentenze accolgono le motivazioni dei contribuenti che ricevono le notifiche per il pagamento delle tasse da PEC non inserite negli indirizzi mail pubblici.
Di contro, anche Agenzia delle Entrate Riscossione, forte di sentenze a suo favore, continua a inviare notifiche con PEC “non registrate”.
Ovviamente la questione riguarda i professionisti e le aziende perché solo loro hanno l’obbligo di utilizzare la PEC. Invece, gli altri contribuenti (le cosiddette persone fisiche) possono utilizzare come canale di comunicazione la posta a meno che non decidano di comunicare tramite un indirizzo mail certificata.
È probabile che nei prossimi giorni la questione PEC proseguirà fino a quando non sarà la Corte di Cassazione a decidere in merito.
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