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Pensioni

Riforma pensioni: cosa cambia con le elezioni? I progetti dei partiti

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La Riforma delle pensioni è al centro della campagna elettorale che è appena cominciata. Quali sono le misure che i politici intendono adottare?

Il 2023, a quanto pare, sarà l’anno della tanto attesa Riforma delle pensioni. Tuttavia, è ancora lontano l’accordo tra le parti sui punti principali.

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Dopo la guerra russo-ucraina che ha tenuto impegnato l’Esecutivo, costringendo ad uno slittamento della discussione relativa alla Riforma previdenziale, è intervenuta anche la caduta del Governo. Non toccherà, dunque, al Governo Draghi definire i dettagli della riorganizzazione del sistema previdenziale. Bisognerà, invece, capire se le elezioni anticipate potranno giovare al dialogo su un tema così cruciale per la vita del Paese oppure servirà soltanto a creare false illusioni.

Senza dubbio, il numero dei pensionati e degli aspiranti tali che andrà a votare è molto elevato.

Leggi anche: “Riforma pensioni: se cade il governo questi potrebbero essere i probabili scenari e i lavoratori sono preoccupati“.

Riforma pensioni: a che punto è?

Tutti i partiti politici impegnati nella tornata elettorale del 25 settembre hanno posto, tra gli i punti del proprio programma, l’innovazione del sistema pensionistico. E, purtroppo, molti lo fanno senza tener conto dei reali presupposti economici e finanziari, necessari per affrontare una simile riforma.

Le proposte dei principali leader politici, finora, sono numerose. Si va dalla pensione minima da mille euro per tutti (Fratelli d’Italia), all’eliminazione della Riforma Fornero e alla Quota 41 per ogni lavoratore (Lega); o alla revisione del sistema di calcolo contributivo (Movimento 5 stelle) alla modifica dei requisiti d’accesso per APE Sociale e Opzione Donna (PD).

Insomma, dopo l’interruzione dei dialoghi con i sindacati a causa della crisi istituzionale, si attendono i provvedimenti sul fronte pensioni della prossima legislatura. Molto, dunque, dipenderà dalla maggioranza vincitrice.

Le conquiste del Governo Draghi

Il Governo Draghi aveva inaugurato il lungo periodo di mediazione con i sindacati. La proposta si concentrava essenzialmente sulla flessibilità in uscita, con l’ipotesi di una pensione anticipata alternativa a quella ordinaria prevista dalla Legge Fornero, basata sul sistema di calcolo contributivo. L’obiettivo era l’inserimento del programma all’interno della Legge di Bilancio del prossimo ottobre, insieme alla proroga di APE Sociale e Opzione Donna.

Intanto, il Premier Mario Draghi (che dovrà assolvere a tutti gli impegni in programma, fino all’insediamento nel nuovo Esecutivo) è impegnato con l’approvazione del Decreto Aiuti- bis, diretto a fronteggiare il rincaro dei prezzi. Per garantire ulteriore sostegno, su tale fronte, a pensionati e lavoratori, il Premier incontrerà, in settimana, i leader dei sindacati Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) a Palazzo Chigi.

L’intento della riunione è discutere le misure d’emergenza per combattere l’aumento dell’inflazione, tra cui l’introduzione di un nuovo Bonus 200 euro, da erogare nel mese di agosto.

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La rivalutazione delle pensioni nel 2023

Per il momento, l’unica novità certa riguarda la rivalutazione 2023 delle pensioni, con il ricalcolo che sarà effettuato sulla base dell’aumento dell’inflazione dell’ultimo periodo.

Dopo la mini-rivalutazione 2022, dunque, prossimamente gli importi pensionistici dovrebbero crescere, tenendo conto del rincaro del costo della vita degli scorsi mesi. Con molta probabilità, gli aumenti degli assegni rimarranno e verranno incorporati nel calcolo della pensione, già dall’inizio del prossimo anno.

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