Riforma pensioni: se cade il governo questi potrebbero essere i probabili scenari e i lavoratori sono preoccupati

Tre gli scenari (positivi o negativi) più probabili per la riforma pensioni 2023 nel caso in cui cadesse il governo Draghi.

Dopo la pandemia, la guerra tra Russia e Ucraina, l’inflazione alle stelle, i problemi economici ci mancava l’ennesima crisi di governo.

riforma pensioni
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Crisi che ha bloccato immediatamente tutti i lavori economici e finanziari che erano stati programmi fino alla fine dell’anno. Tra questi lavori anche la Riforma pensioni. A questo punto sono molti i lavoratori che si chiedono che cosa succederà.

Riforma pensioni: se cade il governo questi potrebbero essere i probabili scenari, i lavoratori sono preoccupati

La Riforma delle pensioni subisce un nuovo blocco a causa della crisi di governo. Sembra che “forze invisibili” remino contro i lavoratori e la loro possibilità di uscita dal lavoro. E sono proprio questi ultimi a essere preoccupati per un possibile ritorno della legge Fornero.

Questa prospettiva sembra sempre più vicina anche perché senza una riforma le misure di pensione anticipata (APE Sociale, Opzione donna e Quota 102) scadranno il 31 dicembre 2022. E dal 2023 l’unico modo per uscire dal mondo del lavoro sarà solo con la legge Fornero. Questa prevede due misure di pensionamento: la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e 20 anni di contributi e la pensione anticipata che, a prescindere dall’età, permette l’accesso al raggiungimento degli anni di contributi.

Se dovesse cadere il governo tre sarebbero gli scenari possibili che potrebbero modificare la riforma pensioni.

Il primo è quello positivo, ovvero che il governo Draghi non cadi. In questo modo, il governo e i sindacati sedendosi nuovamente al tavolo della trattativa completino i lavori sulla riforma. Magari prorogando l’APE Sociale e l’Opzione domma. Insomma, trovando delle soluzioni per far uscire in anticipo i lavoratori dal mondo del lavoro.

Gli altri due scenari sono meno ottimistici e vedono la caduta del governo. Il questo caso (scenario numero due) sarà un governo tecnico a portare a termini i lavori del governo precedente. Riguardo la riforma sulla pensione, questa potrebbe essere rimandata. Magari il “nuovo governo” cercherebbe di intervenire nei confronti dei pensionati più poveri. Insomma, in questo scenario la prospettiva è che le forme di pensione anticipata più costose, come Quota 41, potrebbero essere eliminate.

Terzo scenario

Infine, nel terzo scenario si ipotizza che dopo la caduta del governo ci siano le elezioni anticipate, magari tra settembre e inizio ottobre. Diventa impossibile prevedere a cosa darebbe importanza il nuovo governo e quindi a come gestirà la riforma delle pensioni per il 2023. Questo anche a causa del poco tempo che rimane tra le eventuali elezioni e la legge di bilancio che dovrà essere fatta entro la fine dell’anno.

Insomma, in base a chi potrebbe salire al governo in questo terzo scenario potrebbe essere Quota 103. Ma anche un’uscita anticipata a 62 o 64 anni con un ricalcolo dei contributi e penalizzazioni per ogni anno, come ha già proposto Tridico. Oppure, il nuovo governo potrebbe scegliere di rimandare al 2024 la riforma.

Qualsiasi cosa succeda oggi al governo Draghi regnerà l’incertezza che si diffonderà anche nei mesi successivi. L’unica consapevolezza è che la crisi di governo non tiene conto delle esigenze dei cittadini, dei lavoratori e dei pensionati.

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