L’aumento delle pensioni nel 2023 ci sarà nonostante la crisi di Governo. Al momento sembra essere l’unica certezza per i cittadini.
Nel 2023 l’importo dell’assegno pensionistico aumenterà. Scopriamo come procedere con il nuovo calcolo.
Se l’aumento degli stipendi è a rischio con l’attuale crisi di Governo, quello delle pensioni è una certezza dato che la normativa lo prevede. L’inflazione e l’aumento del costo della vita determinano necessariamente una crescita dell’importo dell’assegno pensionistico dato che i soldi devono essere tutelati dalla perdita del potere d’acquisto. Annualmente le cifre vengono ricalcolate in base all’andamento dei prezzi e ciò significa che nel 2023 assisteremo sicuramente ad un aumento dei trattamenti previdenziali. Lo stesso discorso può essere fatto per i trattamenti assistenziali come le pensioni di invalidità civile e l’assegno sociale. Per quanto riguarda l’ammontare del rialzo è ancora troppo presto per definirlo. Occorrerà attendere la comunicazione dell’effettivo tasso di inflazione ma in linea teorica è possibile fare delle ipotesi in base all’attuale andamento dei prezzi.
Per calcolare l’aumento delle pensioni occorre conoscere il meccanismo di rivalutazione o perequazione secondo il quale è necessario aumentare gli assegni previdenziali e assistenziali inferiori ad una certa soglia di una percentuale equivalente a quella dell’inflazione. Se gli assegni superano la soglia, la rivalutazione non sarà del 100%.
L’attuale meccanismo di perequazione riconosce tre fasce reddituali. La prima include gli assegni con importo annuale non superiore alle 4 volte il trattamento minimo ossia 2.062 euro al mese. La rivalutazione sarà del 100%. La seconda fascia include gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo ossia tra 2.062 e 2.577,90 euro. La perequazione sarà del 90%. Infine, se l’importo è superiore a cinque volte il trattamento minimo, oltre 2.577,90 euro, la rivalutazione sarà del 75%.
La formula che permette di calcolare la variazione dell’importo dell’assegno pensionistico è “pensione percepita x tasso di rivalutazione” considerando, naturalmente, la percentuale prevista per la fascia di appartenenza. Tra gli elementi necessari per procedere con il calcolo c’è, dunque, il tasso d’inflazione che attualmente è pari all’8%. Rimanendo tale comporterebbe un aumento delle pensioni di qualche centinaio d’euro.
Procediamo con qualche esempio chiarificatore. Chi percepisce una pensione di 1.500 euro assisterà ad un aumento di 120 euro (1.500 x 0,08). I pensionanti con assegno pensionistico di 2.500 euro, invece, noteranno un aumento di 180 euro (2.500 x 0,072). La stessa formula può essere utilizzata per il calcolo dei rialzi su assegni sociali e pensioni di invalidità. La prima misura con tasso di inflazione dell’8% e rivalutazione del 100% passerebbe dagli attuali 468,10 euro a 505,54 euro. Il secondo trattamento, invece, aumenterebbe da 291,95 euro a 315,30 euro.
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